Nella provincia di Milano, lo scorso anno, si sono registrate 3.800 denunce per rapina, 2.700 per stupefacenti, e 140.000 furti a fronte di qualche decina di persone denunciate per concussione, corruzione o associazione a delinquere finalizzata a reati contro la PA.
Questi dati lasciano comprendere che criminalizzare un ambiente, composto a livello nazionale da quasi 4.000.000 di persone tra amministratori, funzionari pubblici e delle partecipate e controllate pubbliche, non risponde in primis a logiche di proporzionalità, ma poi offre una falsa e fuorviante centralità a dati assolutamente periferici e marginali nel contesto generale della criminalità.
Tale situazione crea un persistente clima di sfiducia e discredito verso gli operatori pubblici, favorendo lo sviluppo di un’amministrazione difensiva e quindi, sempre più immobile e refrattaria ad affrontare la complessità di una legislazione alluvionale e spesso contraddittoria.
Al contempo la classe dirigente politica tende ad approvvigionarsi sempre di più di persone di scarsa competenza che trovano una collocazione remunerata non in ragione della qualità del proprio lavoro ma nel vantare e pretendere esclusivamente una presunta onesta, distraendo l’opinione pubblica e la classe dirigente dai reali problemi del Paese, con riguardo ai quali gli odierni risultati impietosi sull’occupazione, sulla crescita, sul debito e sul deficit sono la più chiara dimostrazione prodotta dalla promozione speculativa di tale falsa e pretestuosa rappresentazione della realtà.