La rivista inglese FourFourTwo ha stilato la lista delle 20 squadre Cult del calcio mondiale. Al suo interno ci sono formazioni che per vari motivi, non legati solo alle vittorie, hanno fatto la storia di questo sport. Si passa dal Valencia di fine anni 90 con Canizares e Claudio Lopez ai New York Cosmos di Pelè e Beckenbauer, dal Borussia Mönchengladbach del ’70 guidato a centrocampo da Guenter Netzer, al Boca Junior di Riquelme e Walter Samuel. In questa particolare lista ci sono tre squadre italiane che gli inglesi definiscono “cult” per il calcio mondiale. Nella prima parte abbiamo parlato del Parma degli anni 90, ma nella classifica sono presenti altre 2 italiane. Ora è il turno della Lazio, quella di Chinaglia e dello scudetto del ’74.
LAZIO (1972-77)
Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Frustalupi, Re Cecconi, D’Amico, Chinaglia. Qualsiasi tifoso della Lazio che abbia vissuto quegli anni non avrà difficoltà a ripetervi a memoria questa formazione. Quella del primo storico scudetto biancoceleste del ’74. Una formazione che, come spiegano anche in Inghilterra, non può essere ridotta solo a quello storico successo. Le storie che si intrecciano nella Lazio degli anni ’70 non sono nemmeno paragonabili ad un’ottima sceneggiatura. Gli inglesi nella loro classifica descrivono i personaggi e gli aneddoti che nascevano da un gruppo di ragazzi decisamente sopra le righe. Basta ascoltare le descrizioni degli allenamenti che vista la rivalità, se non l’odio che divideva i giocatori della Lazio in due fazioni, erano vere e proprie battaglie, tanto da far sembrare le partite di campionato delle tranquille scampagnate.
Giorgio Chinaglia è il grido di battaglia
Nella stagione 1969-1970 Giorgio Chinaglia passa dall’Internapoli alla Lazio. Così inizia una storia d’amore infinita tra Long John e la Lazio che attraverserà momenti molto diversi. Mentre Wikipedia dedica mezza biografia alle vicende giudiziarie iniziate quando divenne presidente della Lazio, concluse con una ordinanza di arresto, per i tifosi sono altre le storie da raccontare sul loro numero 9. Dalla celebre immagine del derby in cui punta il dito contro la sud in segno di sfida, al gol decisivo nel derby scudetto, al rigore realizzato nella partita col Foggia che consegnò ai biancocelesti il primo storico scudetto del ’74.
Su c’è il maestro che ce sta a guardà
Non c’è nemmeno bisogno di descrivere Tommaso Maestrelli come uomo. Basta ascoltare le parole che ognuno dei giocatori della sua Lazio ha espresso su di lui durante gli anni. Per tutti non un allenatore, non un grande uomo, ma un padre. Dal punto di vista sportivo basti dire che è riuscito a tenere insieme un gruppo di ragazzi “molto vivaci” che dalla Serie B ha portato prima a un passo dal successo, poi al primo storico scudetto. Nonostante la grave malattia che ne condizionò gli ultimi anni di vita, ritornò alla guida della Lazio quando i laziali ne avevano più bisogno, riuscendo a scongiurare una retrocessione assurda.
Cecco
Il ragazzo biondo che veniva dal nord e trovò fortuna, ma anche la morte, nella Capitale. Verrà ricordato sempre per quella maledetta giornata quando entrando in una gioielleria venne colpito da un proiettile che gli tolse la vita. La versione che è passata alla storia è quella dello scherzo finito male, anche se nessuno tra familiari e compagni ha mai creduto a quella ricostruzione dei fatti. Qualche anno fa è stata creata una bandiera in suo onore, che sventola fiera in curva nord, ergendolo a simbolo della Lazialità. La sua morte ha segnato la fine del periodo più emozionante della storia della Lazio. Fatto di sogni, pistole, vittorie, botte e lacrime. Di gioia ma anche di dolore.
Marco Napoleoni
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