Tutta la storia di Totti alla Roma

Nessuno ci pensa, forse per le polemiche che imperversano da ieri, forse perché semplicemente fa troppo male dirlo, ma Francesco Totti con le sue dichiarazioni taglienti ha messo il punto alla sua lunga storia con la Roma.
Nella giornata da incubo (“Avrei preferito morire“) è finito un sogno lungo circa 27 anni. Un momento durissimo per i tifosi, quello che li costringe a vedere due entità da sempre indissolubili, come due cose distinte. D’ora in poi il tottismo sarà altra cosa rispetto al romanismo: occhio a mettere le due cose in contrapposizione, perché per quanto la proprietà giallorossa in questo momento sia politicamente avversa a Francesco Totti, non si sta parlando della Roma in toto, non dei tifosi, non dei calciatori, non dell’usciere.

Le ragioni che hanno portato al duro addio non scalfiscono minimamente il senso di appartenenza, che non può essere rovinato dagli eventi dal momento perché appartiene al mondo iperuranico dell’amore e della fede.
Dopo la rabbia – che però tocca anche, o soprattutto, i tifosi – ci sarà però il cordoglio, perché l’epoca di Totti è stata un crocevia indelebile della storia romanista.
Tra gli uomini che qui hanno scritto la storia, il più grande è stato lui (e non è escluso che questo possa accadere ancora), senza contare il ruolo ancor più nobile che ha assunto negli ultimi anni: quello del giocatore/dirigente che tifa per la sua squadra, un ruolo chiave del calcio moderno, che ne necessita per liberarsi dalla gabbia degli interessi economici, relegando gli eventi del campo a semplice panem et circenses.

Non è così, Totti lo ha dimostrato ieri e soprattutto, lo ha dimostrato nella sua storia, in campo.
I re hanno il potere ma sono i generali che con le loro imprese scrivono la storia.
L’ex capitano non lo ha fatto con la penna, ma con la palla (motivo per cui non ha mai dato troppo peso ai congiuntivi o alla lingua inglese) e altrettanto avrebbe voluto fare da direttore sportivo, una mansione che richiede il solo requisito della conoscenza – approfondita – del gioco del pallone.
Dopo la rabbia, il cordoglio e la commemorazione, verrà il momento della speranza, fede in una seconda venuta del Totti dirigente. Sarà quindi anche il momento del ricordo, di una celebrazione in stile dantesco del mito che fu: ecco perché abbiamo raggruppato i momenti salienti della carriera del Capitano, un pezzo molto importante della storia della Roma, scritta da un uomo che difficilmente avrà eguali.

4 settembre 1994: Il primo gol

Non poteva che essere il mitico Carlo Mazzone a scrivere le prime righe della leggenda. Il 4 settembre del 1994 e allo stadio Olimpico si giocava contro il Foggia di Zdenek Zeman. Troppo presto per schierare dall’inizio un giovane diciassettenne? Ecco come risponde Totti.

1999-2001: i primi riconoscimenti

Al termine di una stagione che vide la Roma arrivare al sesto posto dietro il Parma ma che soprattutto incoronò come campione la Lazio Totti iniziò sempre più ad essere un riferimento. I suoi 8 gol furono uno più determinante dell’altro, in particolare risultò fondamentale al passaggio del turno agli ottavi la marcatura in Coppa Uefa contro il Newcastle. I primi segnali della consacrazione gli valsero na nomina a miglior giovane calciatore della Serie A. L’anno seguente con l’arrivo di Gabriel Omar Batistuta la Roma vinse il suo terzo scudetto. Inutile ricordare quanto il talento argentino aiutò la società giallorossa nell’impresa e quanto soprattutto quello fu lo scudetto di Francesco Totti. Mai banali i 13 gol messi a segno, mai semplici le sue giocate che tali sembravano.

Roma – Lazio , 11 marzo 2002: 6 unica!

Il derby è sempre stato il momento ideale di sublimazione per Francesco Totti. Questo il gol che “ufficializzò” l’inizio di una lunga storia d’amore, quella con Ilary a cui dedicò il meraviglioso gol: pallonetto irresistibile a consolidare un’altra passione del capitano, il cucchiaio.

Il terzo scudetto, il suo

Il trionfo del 2000 è – come già detto – anche e soprattutto il suo trionfo, l’inizio del campione, il principio del mito. Totti era l’unico reduce dell’attuale Roma ad aver vinto il tricolore.

Per la serie “scucchiaiate geniali”

La parentesi mondiale

Tra i nomi scolpiti nel marmo di quell’impresa non poteva che esserci anche lui. C’era nella notte insonne prima dell’esame Francia, la stessa in cui si mise a giocare a carte con Gattuso, ma soprattutto c’era nel momento decisivo contro l’Australia. Quando c’è un rigore da battere al novantatreesimo chiamate lui, lo sapeva Lippi, che al 93′ minuto gioì con tutti gli italiani all’urlo di Francesco Totti.

La Scarpa d’Oro

Dopo la deludente stagione 2004-2005 arriva sulla panchina giallorossa Luciano Spalletti, che inizierà a utilizzare Totti nel ruolo di prima punta: un cambiamento che influì tantissimo nel secondo posto conquistato nella prima stagione post calciopoli alle spalle dell’Inter e nella conquista della Coppa Italia a spese degli stessi nerazzurri. Ciliegina sulla torta la Scarpa d’Oro conquistata dal capitano piazzandosi davanti a Ruud Van Nistelrooij, non proprio l’ultimo degli attaccanti.

Stagione 2006-2007: il gol più bello…

Il più bello perché il più difficile: la sola traiettoria che avrebbe potuto beffare il portiere della Samp era proprio quella. Un centimetro più in là e non sarebbe entrata, uno più in qua e sarebbe stata respinta.

…e il più anziano

30 settembre 2014, la storia è già stata scritta, ma chi si accontenta di ciò che è stato non può realizzare questi capolavori: il tocco sotto di Totti contro il Manchester City lo ha reso il marcatore più anziano nella storia della Champions League. Un record raggiunto dal City nella stessa sera è quello per la gufata più bella in assoluto: “Ma è vero che il vostro giocatore più forte non ha mai segnato in Inghilterra?” il commento dei citizens sui social prima della partita.


28 maggio 2017: l’addio e l’inizio dell’avventura in dirigenza

Un lungo commiato al calcio giocato lo ha consacrato come totem inarrivabile del calcio italiano prima di iniziare come dirigente. I primi due anni sono all’insegna della gavetta, diviene praticamente un prolungamento di Monchi nel secondo anno, ma iniziano a fioccare le indiscrezioni che lo vorrebbero come direttore tecnico a pieni poteri. “Totti e De Rossi in ascesa” si legge sui giornali, ma la guerra civile con Franco Baldini minaccia la sua figura.

E’ Baldini l’uomo del presidente, il braccio destro, la figura con la quale Pallotta si confida. Non Totti, lui è rimasto il jugador del pueblo, l’uomo della gente.
– “Quel giocatore non fa al caso della Roma“, dice Francesco.
– “Sei sempre contrario“, gli rispondono.
Come si fa ad essere contrario al bene di qualcosa che si ama?


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