Razzismo. Un innalzamento di barriere che travalica la definizione stessa che il pensiero unico, nella società di oggi, gli attribuisce. Perché, se nella sua accezione più negativa, questo concetto affonda le sue radici nel disconoscere la differenza tra popoli, è altrettanto possibile che possa essere applicato per riconoscere quella differenza. Si utilizza, quindi, questo termine perché vi sia un riconoscimento e un rispetto della diversità che esiste? Oppure il razzismo è il semplice disconoscimento di una realtà culturalmente, socialmente e fisicamente differente dalla nostra?
Ad approfondire insieme a Fabio Duranti la tematica, in un altro appuntamento della “Social Room” di Radio Radio, è il saggista e filosofo Diego Fusaro.
Premettendo in apertura che il razzismo è “una forma di biologismo materialistico che si basa sulla negazione della filosofia idealistica di Hegel o di Fichte“, Fusaro ha in seguito ricordato che “la razza umana è in sé unitaria dal punto di vista dello spirito. Il genere umano è uno nella sua unità, ma al tempo stesso esiste concretamente nella pluralità delle sue differenze storiche, culturali, linguistiche. Sicché, tanto è sbagliato creare una gerarchia differenzialista fra queste differenze, pensando che una cultura sia differente dalle altre e, quindi, nella condizione di poterle sottomettere, ma è altresì sbagliato pensare di poter rimuovere le differenze con un monocromatismo assoluto“.
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