Riecco le piccole che fecero tremare Ibra e Del Piero

Se riuscite a ricordare uno scudetto che non sia stato già tinto di bianconero, probabilmente ricorderete anche una macchietta di giallorosso militante tra gli ultimi posti della classifica di Serie A 2011-2012. Il Lecce, così come il Brescia e il Verona – non ce ne voglia il Cittadella – nella massima serie sono la buona notizia che i non-tifosi della Serie B volevano dopo la retrocessione di una squadra radicata lassù come il Chievo: il massimo campionato consola le lacrime di Pellissier con la gioia di Mister Liverani & Co.

Non era previsto” ha detto il presidente Damiani, una frase inconsueta per la storia del suo club che nel suo ultimo anno di serie A, sotto la guida di Serse Cosmi, ha regalato imprevedibilità da vendere. Chiedetelo per esempio alla Juventus, che coi due punti strappati dai leccesi allo Stadium visse il suo momento di massima tensione nella stagione che la riconsegnò all’albo d’oro del campionato, ma anche le sfide con Milan e Lazio furono alla stregua della follia.
Non so se è soltanto fantasia o se è solo una follia“, cantavano gli 883 nel 2002, stesso anno di un altro commiato alla Serie A da parte della società salentina, non più nota soltanto per la follia dei risultati ma ora anche per le fantasie che stuzzicano gli addetti ai lavori, pensando alla prossima stagione.

La prima Juve di Conte

Il Lecce ha lasciato il massimo campionato in un modo per ritrovarlo in una versione tutta diversa dopo otto stagioni: la medesima vincitrice con pedine molto differenti dall’ultima volta che si sono incontrate.
Nell’aprile del 2012, data dell’ultimo scontro tra Juve e Lecce il giocatore di maggior talento delle fila bianconere non era CR7 ma Alessandro Del Piero. Alla Juve però non bastò la sua classe per evitare l’1 a 1 con erroraccio di Buffon sul fotofinish a propiziare il pareggio di Bertolacci: praticamente una beffa per la prima in classifica, che si vide il Milan all’esigua distanza di un punto.

Il Milan di Ibra

Quello stesso Milan allenato da Massimiliano Allegri: il Lecce invece non lo ritroverà, forse meglio, visto il trauma dell’ultimo contatto ravvicinato.
Gli allora campioni d’Italia scesero in Puglia disputando un primo tempo flle a dir poco: un secco 3-0 a favore dei padroni di casa il parziale dei primi 45′. In gol andarono Giacomazzi, Grosmuller e Oddo dal dischetto. Il tabellino al novantesimo recitava invece 3-4 con una prestazione mostruosa e un gol pazzesco di Kevin Prince Boateng, ieri protagonista di quel Milan e oggi comparsa al Barcellona. Chissà che la sfida il prossimo anno non possa riproporre la stessa imprevedibilità, ma di sicuro i rossoneri non riproporranno lo stesso organico, perché Piatek è un buon attaccante, ma Ibra è pur sempre Ibra.

Il Napoli dei tre tenori

Un livello molto diverso, quello della seconda nell’attuale classifica, e la squadra allora diretta da Walter Mazzarri, oggi sotto comando del “milanista” Carlo Ancelotti: una cosa impensabile nel 2012. Il confronto tra il Lecce e i partenopei non fu meno schizofrenico.
La squadra di Mazzarri sbancò lo stadio di Via del Mare fermando la grande riscossa del team di Serse Cosmi in gran ripresa dopo l’esonero di Di Francesco. La sconfitta dei giallorossi fu firmata da Hamsik e Cavani, in quel Napoli che con Lavezzi vantava un tridente dai toni soavi dei tre tenori: gli stessi che a fine campionato infiocchettarono la vittoria della Coppa Italia vinta ai danni della Juventus.

Inter – Roma – Lazio: 7 punti!

Più dolce l’ultimo confronto coi nerazzurri nell’anno del trittico Gasperini-Ranieri-Stramaccioni.
Il Lecce sconfisse la formazione allora allenata da Ranieri, ora tecnico “emerito” della Roma, venendo sconfitto da un ottimo Benassi e dal gol di Giacomazzi che allontanò i nerazzurri dalle zone calde della classifica, in una situazione molto simile a quella della Roma di Luis Enrique, che dai leccesi incassò quattro gol per numerosi motivi, riconducibili anche alla Roma attuale: stessa incertezza in porta (Stekelemburg-Olsen) e un attacco diverso (Osvaldo – Lamela – Bojan) portarono a un epilogo ancor peggiore di quello attuale (che si potrebbe risollevare nell’ultima giornata): fuori dall’Europa per la prima volta dopo 15 anni.
Il Lecce ricavò un risultato utile anche dall’altra sponda del Tevere , compensando il gol di Matuzalem per la Lazio, con la marcatura di Bojinov: 1-1, sette punti. Un rendimento da grande contro le grandi.

Le imprese del Brescia

E se Benassi e Giacomazzi hanno fatto sognare Lecce, Diamanti e Caracciolo hanno regalato delle perle rare a Brescia, soffiando – pensate – ben 4 punti tra andata e ritorno all’Inter Campione del Mondo, la stessa inter che salì sul tetto d’Europa nel 2010 a spese del Bayern, l’Inter di Eto’o per intenderci.
Meno rilevante ma non meno importate il punto che i bresciani soffiarono alla Juventus, il gol a giro di Diamanti sul secondo palo – un gol alla Del Piero – che per la sua bellezza è ancora ben impresso nelle menti di juventini e bresciani. Restando in ottica di punti soffiati alle grandi, il vizietto di biancoblù continuò con la Roma, che all’Olimpico si accontentò di un gol di Borriello, non calcolando che il gigante Riise si sarebbe fatto anticipare di testa dal “Davide” Eder.

Queste imprese sono state firmate da Lecce e Brescia nell’ultima volta in cui le abbiamo viste ai “piani alti”: praticamente delle ammazza-grandi che non riuscirono ad evitare la retrocessione, salvo riscuotere grandi consensi nell’ultima giornata di Serie A. Lecce, Brescia, ma anche Verona (ricordo meno sbiadito) nel massimo campionato significano anche grandi ricordi, risultati folli che hanno forgiato una storia che ora ritroveremo lì.
Se è soltanto fantasia o se è solo una follia” lo vedremo in seguito, ma comunque vada ci aspettiamo che durante la Serie A 2019-2020 le neopromosse, come cantavano gli 883, possano dire “ci sono anch’io“.

Alessio De Paolis