“Rocket man burning out his fuse up here alone” è il ritornello di una delle canzoni più famose degli anni settanta, quando Reginald Kenneth Dwight in arte Elton John sta spopolando nelle vendite di dischi e le sue esibizioni dal vivo sono un evento, non solo musicale. Il nostro film prende il titolo proprio da questo brano: Rocket Man, scritto con Bernie Taupin nel 1972, paroliere e amico che contribuì al grande successo dell’eclettico pianista inglese. Il regista Dexter Fletcher racconta la prima fase della carriera di Elton John, interpretato da uno straordinario Taron Egerton, trasformando lo stile didascalico e ben orchestrato di Bohemian Rhapsody in un musical spettacolare, acido, onirico.
Proprio come nei brani d’esordio dell’artista, il regista ci fa ballare avanti e indietro nel tempo, sulle tracce della vita di Elton John, segnata da grandi sofferenze. Stanley e Sheila, i genitori del piccolo Reginald, scaricano con rabbia le ragioni del fallimento del loro matrimonio verso il loro unico figlio, intelligente, curioso e desideroso di affetto. Siamo negli anni cinquanta e la fine della guerra fa da cornice a un dramma familiare che spinge il giovane a cercare rifugio nella musica fin dalla tenera età.
La fortuna vuole che la nonna materna lo aiuti a intraprendere gli studi di pianoforte presso la prestigiosa Royal Academy School di Londra. In pochi anni talento e tecnica spingono Reginald a diventare un musicista e a fondare un gruppo. Londra è il cuore della Pop Revolution, nei pub suonano musicisti dallo stile giovane e più variegato. Reginald non demorde e dopo qualche anno di gavetta, dove collabora con tanti artisti, riesce a trovare la sua strada incidendo qualche singolo e diventando finalmente un cantante rock.
Siamo nel 1969, la coppia Elton John e Bernie Taupin è in pista. Attraverso le canzoni dei primi album, il film scritto da Lee Hall (Billie Elliott) e prodotto anche dallo stesso Elton John, racconta con le immagini di un vero grande musical, tra realtà e fantasia, il successo del grande artista determinato anche dai produttori, amici e musicisti che lo accompagnano, nel bene e nel male, nella sua avventura fatta di luci, ombre, stelle impazzite e soprattutto di grande musica.
Elton John non è solo un grande interprete, un musicista straordinario che contribuisce a eleggere il pianoforte protagonista della scena rock, nonostante fosse la chitarra regina dell’immaginario collettivo, ma un artista a tutto tondo che cura nel dettaglio tutta la sua vita professionale, dai costumi, agli arrangiamenti, all’arredamento delle sue ville lussuose. Nonostante tutto corra veloce, all’impazzata senza mai una sosta.
Sono gli Stati Uniti che gli procurano il primo successo e i suoi concerti sono passati alla storia. La miscela musicale dei primi lavori è ricca d’invenzioni sonore, espressione di un periodo molto creativo. Glam Rock, Pop Rock, Symphonic Rock sono alcune definizioni della sua musica, dove le parole, spesso autobiografiche sono importanti e scansionano l’universo degli anni settanta con sensibilità e passione.
L’omosessualità di Elton, esibita nel look e nella musica, nascosta ufficialmente e resa pubblica solo negli anni ottanta, fu la sua croce e la sua salvezza, perché quella “sofferenza” gli permise di fare esplodere il suo talento. Quel ragazzo con gli occhiali rossi e “glitterati” a forma di cuore, deriso da un padre crudele e da una madre fredda e incapace, diventa uno dei più grandi artisti, battendo ogni rekord di vendite e diventando uno degli uomini più ricchi d’Inghilterra.
Tutto questo, come per ogni rockstar che si rispetti, ha un prezzo. Alcol, droga, depressione, farmaci sono i demoni che lo potrebbero accompagnare verso l’inferno. Il film lo racconta bene, senza falsi moralismi, arrivando con il racconto agli anni ottanta, spartiacque della sua vita artistica e privata.
Taron Egerton è bravissimo e non fa rimpiangere Elton John nell’interpretazione delle canzoni, bellissime e immortali. Altrettanto convincenti sono Jamie Bell (l’ormai cresciuto ragazzino di Billy Elliott), nei panni del leggendario paroliere Bernie Taupin, e Richard Madden (Rob Stark del Trono di Spade) in quelli del manager John Reid. L’arrangiamento dei brani originali lega perfettamente con la storia. Non si poteva fare di meglio. Tutti gli altri interpreti sono perfetti come le scenografie e i costumi. Un film da vedere.
Elton John rimane un mito, a settanta anni fa ancora notizia. Ha contribuito a liberare, insieme a tanti altri artisti, il concetto di omosessualità da tanti pregiudizi, specialmente nell’era dell’AIDS e donando attraverso una sua fondazione milioni di sterline per la ricerca.
“Addio strada di mattoni gialli”…gli Oscar del prossimo anno aspettano, L’Uomo Razzo potrebbe atterrare a Hollywood, ci scommetto.
Alfonso Federici