E’ un lutto nazionale, come è giusto che sia per uno degli spiriti magni della nostra letteratura. Andrea Camilleri è più di un ottimo scrittore: ha saputo ereditare e metabolizzare la struttura narrativa che fu di Leonardo Sciascia, innestandovi una rivalorizzazione della lingua siciliana.
Nel lessico di Camilleri è forte questo elemento che Gramsci definirebbe nazional-popolare, che si manifesta nelle forme squisitamente dialettali dei suoi scritti.
In pochi hanno colto questa peculiarità: nel giorno della sua morte ci sono state decine di frasi estratte dalle sue opere su cui si è insistito con vuota retorica, tralasciando l’immenso valore letterario dello scrittore siciliano.
Per non parlare del vile tentativo di strumentalizzare la morte di Camilleri annettendola a un determinato pensiero e progetto politico, superficiale lettura che lascia inesplorate le profondità della sua capacità critica e letteraria.
Questo prova la verità della massima del filosofo Walter Benjamin: “Neppure i morti saranno al sicuro dal nemico se vince“.
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