Citofonare ore pasti (ma non era un tesoretto?)

Chissà se qualcuno, tra i nostri lettori, ricorda quel fortunato schetch di Paola Cortellesi in cui si parlava di una vecchia e fatiscente Ritmo da vendere tramite annuncio, col proprietario che pretendeva pure di ricavarci una cifra decorosa.

Quello di “Fra’, magna tranquillo…” per capirci. Ecco, bravi, avete afferrato.
Non vorremmo che il Franco della situazione, a cui citofonare ore pasti, sia Gianluca Petrachi in un frangente sempre più caldo del calciomercato giallorosso. Altri Franco son troppo lontani, per citofonargli.
Fino a una settimana fa erano stati definiti, tutti assieme, un ‘tesoretto’, considerando la cifra che si sarebbe ricavata dalla loro cessione in massa: Olsen, Pastore, N’Zonzi… scendendo fino a Bianda, di cui in pochi ricordiamo i lineamenti del viso. Nelle ultime ore, fatta eccezione per gli utilizzi in amichevoli doppie e blindatissime stile KGB (perché ‘sta cosa?), scopriamo che ci si ritrova con 29 giocatori di cui una parte rilevante costituisce un esubero difficilmente piazzabile, figurarsi quanto monetizzabile. 

Senza voler entrare, Dio ce ne scampi, nelle altre questioni finanziarie uscite in settimana, ricordiamoci che quando, a fine agosto, redigeremo la pagella di Petrachi, dovremo partire da un voto in più dovutogli, di diritto, dalla situazione illogica che ha trovato al suo arrivo, tra costruzione della rosa e monte ingaggi. 
A proposito, metto in vendita una copia del libro di Monchi, ancora avvolta nel cellophane, come molte riserve della Roma. Citofonare ore pasti. 

Paolo Marcacci


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