Mandato zero, le opinioni di Pietro Salvatori e Nicola Biondo

Tema caldo, in queste ore, quello dell’introduzione del mandato zero. La proposta di Luigi Di Maio, che deroga alla regola dei due mandati per i consiglieri comunali e municipali, è messa nelle mani degli iscritti della piattaforma Rousseau.

Gli utenti della piattaforma dovranno esprimersi sulla questione e votare il provvedimento domani e venerdì mattina. Nel frattempo, la proposta del mandato zero ha suscitato reazioni sul web, non ultima quella di Beppe Grillo, che ha ironizzato su Twitter.

A toccare a “Lavori in corso” la questione del mandato zero è stato Pietro Salvatori, giornalista dell’ “Huffington Post”.

Pietro Salvatori: “Mandato zero, primo passo per sondare il terreno dell’opinione pubblica”

Il punto è che è sicuramente un primo passo per sondare il terreno dell’opinione pubblica, per muoversi con cautela in quella direzione. Anche perché sennò non ci sarebbe stato bisogno di chiamarlo il mandato zero” ha osservato Salvatori.

Il tema è che loro (il M5S, n.d.r.) sono diventati quello che sono avendo dato l’aria di intransigenza assoluta, e adesso cambiare le regole gli costa” ha proseguito il giornalista “Dopodiché, sono totalmente preda di un’ansia comunicativa di dover per forza farsi concavi e convessi laddove ci sono linee dritte“.

Nicola Biondo: “Mandato zero, un modo per stringere a sé un nuovo ceto politico del M5S”

E’ intervenuto sulla proposta del mandato zero anche il giornalista Nicola Biondo.

E’ un modo in cui Luigi Di Maio tenta di ristrutturare un Movimento che non esiste più. E’ diventato il suo partito, come capo politico e, soprattutto, il partito di Davide Casaleggio” ha detto il giornalista.

Questo provvedimento, secondo Biondo, “ci dice che hanno bisogno di un’altra e nuova classe dirigente, che non va più trovata nell’attivismo che, praticamente, non esiste più. Cercano di stringere a sé un nuovo ceto politico che proviene dai territori“.

Noi abbiamo il primo partito d’Italia, questo ci dicono le elezioni del 2018, ad essere gestito da un imprenditore, che fa i suoi workshop di lavoro con le aziende, che avranno ovviamente un canale privilegiato per accedere alle stanze del potere” ha affermato Biondo “In tutto questo, non c’è un magistrato, un giudice che si ponga il problema se questa situazione è democraticamente o costituzionalmente accettabile, oppure c’è un Dominus che sta fuori dal Parlamento e decide chi candidare, chi fare eleggere oppure no“.

In questo momento dobbiamo guardare al Movimento non come un braccio politico, ma come un braccio politico di un’entità commerciale. Ed ecco spiegato perché Luigi Di Maio fa proprie queste parole di un linguaggio aziendalista, che vuol dire tutto e niente” ha specificato Biondo.

Parlando del Movimento 5 Stelle e della proposta di una misura che riformerebbe radicalmente, di fatto, le regole sui mandati, cavallo di battaglia della politica pentastellata, Biondo ha detto che “il cambiare idea significa anche fare uno sforzo di comprensione della realtà. Soprattutto, il lasciarsi alle spalle la durezza della campagna elettorale e della propaganda, perché chi è al Governo dovrebbe smetterla di stare su Twitter e provare a risolvere i problemi per il quale è stato eletto“.