In Via Tagliamento, verso l’ora di pranzo, i tacchi sottili delle signore cominciano a lasciare il segno sull’asfalto, ammorbidito dal caldo, mentre le colf straniere, quasi tutte belle come indossatrici, hanno le braccia tese per le buste della spesa e il viso arrossato dal sole.
Non faccio caso a lui; non subito perlomeno: che possibilità ha un invisibile di attirare la nostra attenzione?
Mi colpisce il cartello di cartone che ha piazzato per terra: ‘Ho due figlie, avevo un’azienda (fallita), e adesso? Grazie per l’aiuto’.
Nella scatoletta di plastica, sette euro: “Ora qua cominciano tutti a partire, a luglio il quartiere si svuota… Certe volte faccio anche quindici o venti euro, ma non in questo periodo…“
Seduto per terra, su una scatola di cartone, a gambe incrociate.
Dopo aver iniziato a parlare con lui, guardo la sua camicia, i suoi pantaloni: roba decorosa, decente, il che se possibile stringe lo stomaco ancora di più.
Pietro aveva una piccola falegnameria, dalle parti di Taranto; neanche tanto piccola, in verità, visto che aveva dodici dipendenti: “C’era tanto lavoro, stavamo bene, a me e alla famiglia non mancava niente. Forse non ero proprio ricco, ma ero benestante“.
E allora?
“Ho cominciato a subire la concorrenza di altre falegnamerie che facevano lavorare tutti in nero; non dovevano pagare le mie tasse, i miei contributi; il lavoro lo potevano far pagare ai clienti anche il 40% di quello che ero costretto a chiedere io. Piano piano ho dovuto licenziare i ragazzi, alla fine ho chiuso“.
E adesso?
“Adesso sono salito a Roma, dormo da una famiglia di amici, ma non voglio pesare su di loro anche per mangiare. Mi arrangio, o qui per strada, come vedi, o quando passa qualcuno e mi porta a lavorare per una giornata o due, in cantiere. Sempre in nero, figurati. Sono salito a Roma perché in Puglia non trovavo più nemmeno da lavorare nei campi: prendono sempre gli africani e gli danno due euro per tutta la giornata, poveracci anche loro, poveracci… Mi avevano promesso il lavoro, più di una persona, come falegname qualificato dicevano che non avrei avuto problemi a trovare una ditta. Invece niente, pare che fossi sempre troppo vecchio“.
E la famiglia?
“Le ragazze e mia moglie stanno a Taranto, dormono da una parente; mia moglie si arrangia con le pulizie: cinque euro l’ora. Io vado giù una volta al mese, se posso. Metto da parte i soldi del pullman, non sempre è facile, d’inverno è meglio“.
Oggi cosa mangerai?
“La pizza bianca, prendo quasi sempre la pizza bianca. Certe volte il tramezzino lì al bar, ma costano di più. Cose così“.