GP Ungheria, il pagellino del Prof

10 e lode) Duello Verstappen – Hamilton. Bagarre piena di ingredienti: conflitto generazionale; irriverenza del campione giovane ma non più emergente; ostinazione del leader nel non voler concedere nemmeno le briciole. L’oggi e il domani.
10) Lewis Hamilton. Carezzevole, nella traiettoria circolare del sorpasso definitivo, come la lama sottile che lascia una ferita che non si rimargina. Cannibalesco. 

9,5) Max Verstappen. Perfetto in qualifica; nitido in partenza. Soffre, comprensibilmente, la pressione di Hamilton, accusando la scelta strategica della Mercedes a venti giri dalla fine. Tutti particolari che aumentano il pregio della prestazione. Non aveva più gomme, ci ha messo tutto quello che poteva.
9) Strategia Mercedes. Scelta sorprendente, con le gomme gialle per l’ultimo tratto di gara, suffragata dai giri veloci di Hamilton. 
8) Sebastian Vettel. Cava il ragno dal buco, infilando Leclerc alla sua destra; altro podio, altro ditino a zittire i critici, parlando di prestazione personale. Autostima.

7,5) Valtteri Bottas. Una gara da reinventare, dopo il danneggiamento dell’ala anteriore. Lui ha fatto il possibile per reinventarla.
7+) Lotta Gasly – Sainz. Lo diciamo da tempo: le inquadrature dovrebbero premiare molto di più i confronti nelle posizioni intermedie; i due, primi tra “gli altri”, se le danno di santa ragione, sul filo del l’interpretazione talentuosa di scie e staccate. Futuribili. 
7) Kimi Raikkonen. Una certezza, in rapporto al potenziale dell’Alfa Romeo, quanto a prestazione, velocità di punta e interpretazione della monoposto. Veterano.

6-) Daniel Ricciardo. Una corsa in salita, che più in salita non si poteva. Fino a un certo punto sfrutta ogni punto di un tracciato così particolare, tra possibilità e insidie, con una Renault dalla competitività finalmente decorosa. Poi viene risucchiato, complice qualche scelta strategica discutibile. Estenuante il duello finale con Magnussen. Dignitoso nella sofferenza. 
5) Ferrari. Al netto del talento e delle performance dei piloti, la soglia di competitività globale è da limbo: uno status non sopportabile a Maranello. Mediocritas poco aurea. 
4) Robert Kubica. Soffriamo con lui, nel consultarne i ritmi. Continuiamo a incoraggiarlo, valutandone le prove con obiettività. Indecoroso, finora. 

Paolo Marcacci


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