Fausto Coppi, il più grande ciclista di tutti i tempi, avrebbe compiuto oggi 100 anni.
Non se ne abbiano a male i sostenitori di Eddie Mercks.
Se dopo aver vinto il Giro d’Italia del 1940
– alla sua prima partecipazione (da gregario di Bartali, cui alla fine inflisse oltre 46 minuti di distacco)
– a soli 20 anni e 8 mesi di età (più giovane vincitore del Giro di ogni tempo) il ciclismo non si fosse fermato per la guerra (per oltre 5 anni fino alla primavera del 1946)…
il Campionissimo avrebbe molto probabilmente vinto, per rimanere cauti (e limitandosi solo ai grandi giri), altri 3 o 4 Giri d’Italia e altri 2 o 3 Tour de France, staccando così il pur fortissimo campione belga anche nei numeri… e non solo, come indiscutibilmente fatto, in quanto a completezza delle specialità e, soprattutto, in quanto a classe pura.
L’Airone incarnava egli stesso, fisicamente, il suo mezzo.
Il profilo triangolare del suo naso, che fendeva l’aria dello Stelvio come quella dell’Izoard, era l’esatta riproduzione, in scala, del triangolo portante del telaio della bicicletta da corsa, formato dal “tubo superiore” (la canna), dal “tubo trasversale” (dai pedali al centro del manubrio) e dal “tubo verticale” (dai pedali all’incrocio con la canna stessa).
Fausto Coppi, il più grande ciclista di tutti i tempi.
Vittorio de Gaetano
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