Il campionato della Lazio è ricominciato esattamente da dove era finito. Da una squadra che perde gli attimi decisivi, che non sa sfruttare i momenti favorevoli, che dilapida tutte le sue qualità migliori. Quando tra due mesi riparleremo di questa partita e diremo che la Lazio si è presentata senza Milinkovic e Correa, penseremo di ricordare male, perché no, non è possibile solo immaginare di aver rinunciato ai due giocatori di maggiore qualità appena alla terza giornata, in nome di un turnover inspiegabile. E pensare che già alla vigilia – le parole spese sono lì – si era detto che non c’era spiegazione per certe scelte così estreme. Invece è andata proprio così.
La Lazio ha messo fuori tutta la sua ricchezza – e speriamo che stavolta non ci si appelli alla panchina corta – andando incontro a una sconfitta cocente, contro una Spal che non ha sbagliato una mossa. Con Semplici che è andato a piazzare Di Francesco, con la sua velocità, sulla fascia più debole o più stanca della Lazio. La Lazio e Inzaghi insomma si sono fatti male da soli, mettendosi anche nelle condizioni di non poter sostituire Lulic, stremato nel finale e cancellando al momento delle sostituzioni Leiva, che avrebbe rappresentato una diga in mezzo al campo.
Insomma, dopo il derby dei rimpianti, la partita degli errori con la Spal: la Lazio non ha ancora imparato la lezione.
Alessandro Vocalelli