Anche nel calcio, come nella vita, ci sono le mode. Si passa dall’ <importante è fare spettacolo>, alla celebrazione di chi – giustamente – gioca un calcio equilibrato e punta a non prendere gol. Si passa dall’allenatore che è bravo a farsi amare dai giocatori, al sergente di ferro, che vuole e pretende disciplina. Dal punto di vista tecnico, si passa dal centravanti di manovra, sul falso 9, all’esaltazione del centravanti che spacca le porte.
Dall’idea che le squadre debbano essere forti fisicamente a centrocampo, <perchè la qualità va ricercata sugli esterni>, al ritorno dei centrocampisti di qualità. Ecco, forse questa è la grande <novità> di queste prime sei giornate di campionato, con due squadre così differenti – la Juve e l’Inter – con due allenatori così differenti – Conte e Sarri – che però amano chi sa far girare come si dice i gergo le squadre.
Da una parte Sensi è diventato l’insostituibile di Conte: si può probabilmente fare a meno di tutti, ma non di lui che ha tecnica, idee e capacità di inserimento. Dall’altra Pjanic, diventato il faro indiscusso della Juve come voleva Sarri. La squadra gira se lui tocca 100 palloni, ma Pjanic è anche un maestro degli inserimenti e con un tiro preciso più che potente. Insomma, sarà forse scontato dirlo, ma la moda aveva messo in discussione anche questo: la qualità vince sempre.
Alessandro Vocalelli
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