Paese che vai, stadio che trovi, e lo stadio Luigi Ferraris di Genova, in arte “Marassi” è un caposaldo dell’architettura non solo genovese. Può di fatto essere considerato un “vecchio saggio” per tutti gli stadi d’Italia, taluni impegnati in opere di riammodernamento, mentre altri restano a invecchiare in attesa di restauri e di finire , una volta per tutte, nelle mani delle società che vi giocano.
Sono questi principalmente i problemi degli stadi italiani, e non ne è esente la nuova struttura del vecchio Marassi, uno dei casi in cui i lavori che avrebbero dovuto migliorarne le condizioni, ne hanno invece stravolto non solo l’estetica, ma anche la praticabilità.
In occasione del match Sampdoria-Roma, che dovrebbe giocarsi domani alle 15.00 sono infatti tornate a galla tutte le difficoltà a cui Marassi è soggetto da tempo, uno su tutti le allerte meteo che spesso e volentieri tengono le partite sotto scacco delle condizioni meteorologiche.
Marassi, il ricordo di Roberto Pruzzo
Uno che conosce come le sue tasche sia la nuova che la vecchia struttura del Ferraris, (sottoposto a tutti gli effetti a una demolizione nel ’90 in occasione dei mondiali italiani per essere ricostruito ex novo) è Roberto Pruzzo, genovese DOC e storico bomber romanista, che così ha ricordato il vecchio stadio all’inglese – sito nell’omonimo quartiere Marassi – in cui spesso e volentieri bucava la porta avversaria, e dove il problema della pioggia era una volta perfettamente risolvibile.
“A tratti nemmeno lo riconosco”
“Ho un ricordo spettacolare, era uno stadio fatto proprio per il calcio. I distinti erano proprio di fronte la tribuna e sembrava che la gente ti venisse addosso.
Ci sono degli aneddoti sul presidente che di tanto in tanto bagnava la tribuna.
– ‘Come mai ti metti a bagnare la tribuna?‘, gli chiesi.
– ‘Così i tifosi restano in piedi e ce ne metto di più‘.
La tribuna era in legno e c’era una sorta di parterre: la gente era praticamente in campo. Ora le distanze sono state allargate.
Per come l’hanno rifatto l’hanno peggiorato, a tratti nemmeno lo riconosco”.
“Pioggia? Ecco come si risolveva prima”
“Ogni tanto ci rivado, ci sono dei punti tra gli spalti in cui non si vede nemmeno il terreno di gioco. Si parla in queste ore del fatto che si possa rinviare la partita per pioggia? Allora si utilizzava la ‘schiena d’asino‘, era una gobba che partiva da centrocampo fino ai falli laterali e faceva defluire l’acqua. Potevi notarla appena salivi le gradinate.
Prima Marassi era uno spettacolo, con pioggia o senza pioggia, ora è un disastro“.
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