Stanno distruggendo la culla della civiltà

Quanto sta accadendo in Turchia ci tocca il cuore da vicino, per diverse ragioni.
In prima persona mi riguarda perché amo quella terra, che ho visitato più volte, soprattutto la parte orientale della penisola anatolica: non solo Istanbul, ma anche tutto il resto.
Un territorio bellissimo, gente fantastica che mi dispiace veder coinvolta nel delirio di un sostanziale dittatore, qualcuno che cerca di manipolare le fonti di informazione, le elezioni e addirittura – si ritiene – contro gli oppositori in generale e perfino contro la ricerca: un personaggio che, per farla breve, non ci piace.

Una terra così meravigliosa affidata alle mani di chi non la gestisce per il meglio porta a un’occupazione di tipo militare della Siria, con la scusa del terrorismo e con l’obiettivo di sterminare quei curdi che hanno sempre costituito una spina nel fianco della Turchia e che sono stati i reali vincitori della guerra contro l’Isis.

Quel che più dispiace è che parliamo di una zona che è la culla della civiltà, è la Mezzaluna Fertile: è dove sono nate le attività più antiche degli uomini, come l’agricoltura, dove si sono sviluppati l’allevamento e il commercio, dove sono nate le scritture e il tramandarsi delle culture.

Il presunto tempio più antico del mondo, Göbekli Tepe, è custodito lì e ha quasi 12.000 anni. Qui, prima di iniziare a coltivare, gli uomini erigevano già altari in nome di divinità fantastiche, in una cultura sciamanica che ha permeato il mondo per decine di migliaia di anni, si tratta della religione più duratura nel pianeta per i sapiens.
Per non parlare di Çatal Hoyük, forse la città più antica, e anche del più antico palazzo mai esistito.

Parliamo davvero quindi della culla della civiltà, e vederla martoriata e aperta in due come una cozza per tirarne fuori tutta la vita mi porta quasi a non considerare più il ricordo di quella straordinaria nascita della civiltà.

Almeno soltanto per il rispetto di quell’antico retaggio si dovrebbe immediatamente cessare il fuoco, e magari cercare un accordo conveniente per i curdi, i più deboli in questo momento.

Geo Mario, con Mario Tozzi


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