Ogni tanto giunge anche una notizia positiva nel pur desolante quadro della “notte del mondo”.
Parliamo in questo caso della vittoria di Evo Morales come Presidente dello Stato plurinazionale della Bolivia.
“Patria o muerte” è stato finora il motto del socialismo sovranista, antiglobalista e antiatlantista di Evo Morales, un caso unico ed interessante. Il “Movimento per il Socialismo”, così si chiama la fazione politica, è stato capace di annodare interessi decisamente variegati.
Morales infatti ha nazionalizzato le imprese strategiche e allo stesso tempo ha difeso gli interessi della classe media.
Ha poi cambiato modello di sviluppo senza rinunziare alle politiche estrattive.
Il carattere squisitamente socialista e sovranista del populismo di Evo Morales sta anche nel tentativo di ricostruire ex novo un popolo a partire da soggetti differenti. Il vincitore delle elezioni in Bolivia ha cercato difatti di superare le forme tradizionali della rappresentanza, e l’ha fatto grazie alla sua figura di capo carismatico dalle origini indie e dal passato sindacalista.
Il socialismo di Evo Morales ha inoltre trasformato in proprio vessillo politico la difesa dell’identità nazionale, contro il globalismo a trazione atlantista.
Il timbro oppositivo alla monarchia del dollaro è quanto di più tipico si possa trovare nell’America Latina: un socialismo che ha assunto posizioni totalmente antiatlantiste, se si considera che è stato cacciato da La Paz l’ambasciatore americano e che in Bolivia non si trovano McDonald, emblema della civiltà del dollaro e dell’hamburger.
Auguriamo dunque buona fortuna a Evo Morales e al popolo boliviano contro la globalizzazione, per un futuro socialista, umano e contrapposto alla mercificazione integrale.
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