Coloro che hanno fatto della politica un mestiere che non tiene conto del territorio tornano all’assalto: provengono da tutti i partiti.
Cosa ci dicono? Ci dicono che il problema è una questione di opere, grandi opere e infrastrutture.
In realtà il nostro paese ha bisogno di piccole opere, di una costante e continua cura e manutenzione: è questo quello che serve.
Si è visto benissimo a Venezia, dove più che un Mose che non si sa bene se funzionerà e che interromperebbe il rapporto vitale tra la laguna e l’Adriatico uccidendo sostanzialmente la laguna, occorrerebbe un’attenzione e una manutenzione al territorio tutto.
E’ quello che occorre anche a Matera, e in tutti gli altri posti d’Italia a rischio idrogeologico: siamo il paese europeo con più frane in assoluto e anche quello che mitiga meno questo rischio, perché?
Perché ci innamoriamo della grande opera, della muraglia, della vasca d’espansione, della diga, della briglia. Tutte opere ingegneristiche che spesso aggravano il problema e nella maggior parte dei casi sono addirittura inutili.
Non abbiamo bisogno di grandi opere, quelle potevano servirci alla fine della guerra o al tempo dei romani, ma in un paese che si ritiene colonna portante dello sviluppo non servono: ciò che occorre è la cultura del territorio.
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