Tecnico del Lecce ed ex giocatore della Lazio: quella di domani all’Olimpico è per Fabio Liverani una delle partite più importanti della stagione. Alla vigilia del match, ecco cosa ha detto l’allenatore della neopromossa salentina.
L’intervista a Fabio Liverani
Lazio-Lecce che cos’è per Liverani?
“E’ sicuramente il ritorno in un’altra veste. Ritornare in un palcoscenico come l’Olimpico credo che sia un primo traguardo importante e tornare in quella che è stata la mia casa per 5 anni è un vero piacere perché si incontrano tante persone con cui sono stato legato oltre per situazioni di lavoro calcistiche anche con veri rapporti umani”.
Se il campionato finisse oggi il Lecce neopromosso sarebbe salvo…
“L’obbiettivo è quello e ci siamo, speriamo di mantenerlo fino al 24 maggio. Per una neo promossa come noi rimanere fuori da quella che è la zona rossa delle ultime tre squadre anche a livello emotivo e di entusiasmo è importante, anche soprattutto per i ragazzi che sono esordienti in questa categoria. La piazza ha ritrovato entusiasmo dopo 6 anni di Serie C tutte queste componenti mi auguro che possano essere da traino per quello che per noi sarebbe un terzo miracolo continuativo”.
Che differenza c’è tra allenare in serie A e allenare nelle serie minori?
“Allenare è allenare ed è difficile in tutte le categorie, perché devi entrare nella testa di 25-30 giocatori e capirne le qualità. Le difficoltà sono ovunque, ma è normale che salendo di categoria il livello sale sempre di più e bisogna trovare alternative ai giocatori che già hai. In questo credo che abbia un valore molto alto la proprietà e il direttore sportivo che sono le persone con cui ti confronti, perché sono convinto che la forza di un allenatore sia la società”.
Come vedi la Lazio questo anno?
“Credo che tra i 12-13 tolta la Juventus non abbia tantissimo da invidiare alle altre squadre. Con giocatori di qualità e imprevedibilità, su tutti la continuità di Ciro Immobile, la crescita di Luis Alberto e Milinkovic, con Correa, più l’esperienza di Radu, Lulic e Acerbi…”
Domani all’Olimpico ci saranno 3000 tifosi del lecce, che accoglienza ti aspetti dai tifosi della Lazio?
“I Salentini in questo mio percorso dalla Serie B… Ovunque andavamo era un mare giallorosso, credo si sia infiammata una passione e una voglia che in 6 anni di Serie C si era spenta totalmente e probabilmente questa doppia promozione ha fatto scattare in questo popolo questa grande voglia. Sono un valore aggiunto in casa e fuori, abbiamo fatto gol al 93’ a Milano e un boato così per una squadra neo promossa non si era mai sentito e se dovessimo fare questo terzo miracolo una buona parte del risultato è dato dalla loro spina. Io dall’Olimpico non ho grandi pretese, a prescindere da quello che succederà non cambierà quello che sono stati i miei 5 anni a Roma con la Lazio. Mi prendo quello che viene, non ho grandi aspettative e se ci saranno cose belle le prendo, se invece saranno brutte capirò che sono esclusivamente cose di campo. Non sono mai stato uno che porta rancore e capisco come va il calcio e mi prendo quello che viene”.
Ci furono un po’ di polemiche quando Liverani arrivò alla Lazio perché in gioventù si vociferava che era un tifoso della Roma..
“Si, iniziò un po’ così ma finì con grande stima e amore. Credo che gli ultimi 3 anni furono di grande unione e grande passione. Ho solo bei ricordi”.
Il tuo modo di giocare sarà sempre questo?
“Io credo che bisogna giocare per poter vincere perché non giocare o giocare sugli errori degli altri credo sia più che difficile. La squadra deve sapere poi quando hai la palla, come creare difficoltà agli avversari, bisogna saper costruire per provare a vincere”.
Rispetto alle fragilità difensive della Lazio e del fatto che spreca parecchio in maniera decisiva rispetto a quello che produce, come vedi la partita di domani?
“Anche la Lazio delle volte può concedere, ma questo accade perché porta molti giocatori nell’area avversaria. Anche con il Celtic è vero che ha perso, ma ha creato 7-8-9 occasioni gol. E’ una squadra che produce qualità in fase di attacco ed e normale concedere qualche cosa”.
I rapporti con il presidente Lotito come sono oggi?
“Non c’è mai stata una cosa personale, i rapporti sono sicuramente migliorati. Io credo che di quella nidiata che si era ritrovato dei vecchi contratti della vecchia proprietà c’è voluto un po’ di più per conoscerci e il tempo non c’è stato. Il presidente voleva costruire qualcosa di totalmente nuovo e diciamo che alla fine di tutto ci sta. Ci vuole tempo per conoscersi e valutarsi e magari in quel periodo non c’è stato questo tempo”.
Dove portano le ambizioni di Fabio Liverani?
“Non so se sarà la Lazio, però il mio sogno, che poi è anche la mia forza, è quello di puntare sempre al massimo. Darò il massimo per il Lecce, l’ambizione personale non vuol dire togliere nulla alla società con cui sto, ma è normale che per migliorare bisogna guardare le squadre più importanti del campionato”.
La forza di un allenatore sta nella competenza ma anche nella dirigenza, guardando alla società Lazio di oggi, come la definiresti?
“Per le problematiche da dove sono partite, il lavoro fatto è stato straordinario a livello imprenditoriale. Anche perché ha mantenuto sempre una squadra in Europa League e qualche apparizione in Champions. Quindi la sua posizione è questa, tra le prime squadre in Italia e a lottare per un posto in Europa che sia Champions o Europa League”.
Che ricordo hai di quel famoso 6 gennaio?
“Credo sia una partita irripetibile viste le squadre e i giocatori in campo credo possa essere successo solo una volta. Eravamo rimaneggiati e venivamo da un momento difficile avevamo perso a Udine e avevamo appena cambiato allenatore”.
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