Un amour de Renault

La prima sensazione, con un gioco di parole piuttosto ovvio, è faccia… sensazione qua da noi, ossia in Italia, dove c’è bisogno di sensibilizzazioni politiche (quindi per forza strumentali) affinché venga messo in onda.

Da altre parti, probabilmente se ne apprezzano l’efficacia, la delicatezza, la capacità di sintesi quasi cinematografica; la cura della fotografia, che sembra avere sempre la luce giusta per il ricordo, per il riconoscimento conflittuale, quindi per il riconoscimento definitivo di sé, con l’approdo alla dimensione esistenziale che più appartiene alle protagoniste.

Parliamo del nuovo spot televisivo della Renault, che per sublimazione diviene, da “semplice” casa automobilistica, marchio di fabbrica garante dell’evoluzione di una società da proteggere, di sentimenti e scelte da custodire. Sponsor, ovviamente, ma nell’accezione più ampia del termine.

Quello che colpisce, alla fine, è proprio il tocco lieve nella rappresentazione di una storia d’amore che compie un percorso piuttosto accidentato prima di affermarsi, nella sua compiutezza. Se poi vogliamo soffermarci sul dettaglio, è una storia d’amore tra due donne. Ma questo distinguo è utile al battage sullo spot (due volte bravi i pubblicitari a cui si è affidata la Renault, in questo senso), non aggiunge nulla alla sua efficacia.

Se si trattasse di un ragazzo e una ragazza che si conoscono da bambini, la forza del messaggio resterebbe intatta: ovunque degli individui si sentano a casa, non solo fisicamente, ci sarà sempre una Renault sullo sfondo, con potentissima associazione a livello (anche) subliminale.

Diciamo anche, di conseguenza, pure se questo passaggio la casa francese non lo sottoscriverebbe, che passa un messaggio supplementare, di fondo: chi si sofferma a sorprendersi, o ancor peggio a scandalizzarsi, per il fatto che venga celebrata la storia d’amore tra due donne, sotto sotto non se la merita, una Renault.

Paolo Marcacci


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