Un amore mai nato, un’intesa con le istituzioni italiane e capitoline – tra cui Malagò e Virginia Raggi – mai sopraggiunta e soprattutto una convivenza con la tifoseria mai realmente pacifica.
James Pallotta non è mai stato davvero ‘core de Roma’, le lunghe assenze e i silenzi assordanti dall’altra parte del mondo ne erano la prova, difficile dire se fossero causa o effetto dell’apatia, se non degli attriti con l’ambiente giallorosso che hanno caratterizzato questi sette anni di presidenza.
E’ stata una trattativa-lampo, quella tra Pallotta e il magnate texano Dan Friedkin, che solo in questo frangente ha forse dimostrato un amore per la causa maggiore rispetto al venditore italoamericano.
Insomma, più soldi (si stima che Friedkin sia tre volte più facoltoso) ma soprattutto ciò in cui sperano i tifosi è nel maggiore attaccamento alla maglia del possibile nuovo presidente, cosa che al contrario di quanto si pensa non spetta solo ai calciatori.
Tutto fa presagire che le mani in cui Pallotta lascia la Roma siano sicure ma a tal proposito c’è pur da dire che il quasi-ex presidente ha venduto ad una cifra record: 550 milioni + 252 di debiti totalmente estinti dal nuovo proprietario e i 150 milioni di aumento di capitale. Segno di un brand cresciuto notevolmente: insomma, se non col cuore per lo meno Pallotta coi soldi ha saputo lavorarci.
Roma, i retroscena della trattativa Pallotta-Friedkin
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