“Alisson, Szczesny e Donnarumma: vi sveliamo le loro forze e le loro debolezze” ► Intervista a Guido Nanni e Valerio Fiori

Il ruolo del portiere, si sa, è il più duro e il meno capito nel mondo del calcio. La solitudine del numero uno viene però a lenirsi a suon di grandi prestazioni e di parate micidiali: è allora che si scopre tutta l’importanza dell’essere in buone mani nel ruolo dell’estremo difensore.

Lo sa bene Guido Nanni, ex preparatore dei portieri giallorossi ora in forza al Pescara che ha assistito alla crescita di gente come Alisson e Szczesny; lo sa altrettanto bene Valerio Fiori, i cui assistiti hanno però indossato la casacca rossonera, da Dida a Donnarumma: a FoodSport i due preparatori hanno svelato le maggiori qualità e i talloni d’Achille dei portieri più forti del pianeta.

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L’alimentazione del professionista è sempre la stessa, non cambia di ruolo in ruolo perciò i portieri hanno la stessa dieta degli altri giocatori.

Più facile preparare o fare il portiere? Diciamo che il gol non lo prende il preparatore, lo prende il portiere. Senza dubbio è più difficile stare tra i pali, anche se preparare i portieri non è cosa facile.

Se non ti alleni costantemente e non sei preparato fisicamente non riesci a calciare la palla. Noi preparatori di portieri siamo quasi calciatori.

Dipende anche tanto da quello che hai, se hai Alisson è come insegnare a Totti a calciare. Hanno delle letture che altri non hanno, poi noi sicuramente gli possiamo migliorare dei difetti, a quelli che vengono dal campionato brasiliano noi possiamo insegnare la posizione ad esempio però le letture che ha lui ce le ha lui e nessun altro.

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Il più forte che ho allenato? Donnarumma. A quindici anni era già così forte.

Lui è stato abituato a una certa posizione posturale per anni e in quel modo era praticamente impossibile spingere con le gambe. Una delle grandi fatiche sulle quali ho dovuto lavorare con lui è stata questa oltre al modo di spostarsi, la posizione, la postura, l’ampiezza dell’apertura delle gambe, delle mani. Lui per me potrebbe diventare uno dei più grandi del calcio.

E’ anche molto forte con i piedi a differenza di quanto si pensa, sa interpretare quel ruolo in maniera impressionante, Quello che ho visto fare a lui con la personalità non l’ho visto fare a nessuno“.

Tra le tante seccature con cui il portiere deve fare i conti c’è sicuramente l’allenatore che sottovaluta il ruolo, così come la coraggiosa scelta di cedere i riflettori a qualcun altro per causa di forza maggiore: l’esempio di Zeman fatto da Nando Orsi rispecchia il primo caso:

Zeman io l’ho avuto tre anni, è un grande allenatore ma di portieri non ne sa molto. Aveva un modo di allenare che faceva inca***re gli estremi difensori.
Undici giocatori contro il portiere, facevano gli schemi e dovevano concludere in porta, alla cinquantesima parata il portiere sembrava un lupo
“.

Le rivalità e i malcontenti sono sempre una spina nel fianco dei preparatori e Valerio Fiori ne sa parecchio:

Secondi portieri? Io lo scorso anno ho avuto Reina e Donnarumma, devo dire che il primo ha accettato senza problemi la panchina“.

Diverso l’esito e la difficoltà nel caso di Guido Nanni:

Rivalità tra primo e secondo? Il primo anno quando sono arrivato avevo la rivalità tra Doni e Julio Sergio, gestita alla fine in maniera buona, però sta sempre all’intelligenza della persona. Quando ho avuto De Sanctiis a cui è sopraggiunto Szczesny il primo ha accettato subito le gerarchie ed era tutt’altro che bollito“.

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