“Dimmi come ti tratta il potere e ti dirò chi sei“, regola chiara e netta, come chiaro e netto è stato Diego Fusaro nei riguardi del celeberrimo movimento delle sardine.
Una compagine nata dal basso che sembrerebbe non esserci mai nata per come piace e si atteggia di fronte a quelli che per Fusaro sarebbero la classe dominante, coloro che davvero contano tra i tecnocrati di Bruxelles e nell’esecutivo italiano.
Ultimamente hanno incassato anche il gradimento di Mario Monti ed Elsa Fornero: altro segno che degli interessi del popolo alle sardine importa poco o nulla?
Come mai le sardine piacciono a Mario Monti? ► Diego Fusaro
“Dovrete prestare attenzione a questo fatto, ossia al fatto che le sardine protestano contro tutto ciò che mette in discussione l’ordine del global-capitalismo.
In realtà l’obiettivo non è colpire il sovranismo di Salvini ma l’idea stessa di sovranità nazionale. Le sardine lottano contro il populismo, il loro obiettivo non è quello di colpire le derive autoritarie di un populismo rancoroso, ma colpire l’idea stessa che il popolo possa decidere autonomamente a svantaggio delle banche centrali.
Il solo fine è distrarre le masse e produrre un dissenso conservativo rispetto all’ordine costituito.
Del resto abbiamo visto la piazza di Bologna gremita, è vero, ma abbiamo visto anche maxi-schermi, supporti tecnici dispendiosi, sorveglianza, telecamere volanti a filmare: chi paga per tutto questo? Difficile che un movimento che parte dal basso possa finanziarsi a quei livelli.
E’ interessante notare come il potere sia giubilante di fronte alle sardine: abbiamo sentito Mario Monti che ha espresso la sua simpatia, abbiamo sentito Elsa Fornero, colei la quale fece una riforma lacrime e sangue contro i lavoratori. In sostanza le sardine piacciono a coloro che appartengono alle classi dominanti liquido-finanziarie della globalizzazione.
Interessante è anche notare la vuota profondità dei discorsi delle sardine: ‘Basta con l’odio’. Certamente, io non conosco nessuno che scenda in piazza a sostenere l’odio. Sono banalità vuote“.
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