La moneta è davvero il bene più prezioso? La lezione fondamentale degli antichi romani

Molte persone in rete danno quotidianamente giudizi sulle banche, sull’economia ma senza conoscere una cosa fondamentale che è la storia, in particolare la storia economica.
Nell’antichità non era vietato in assoluto il tema dell’uso della moneta, era invece vietato intendere la moneta come “frutta”.

Il grande merito dei romani era quello di aver inventato il cosiddetto contratto di mutuum (antenato dell’odierno mutuo). Si tratta di un contratto che nasceva come contratto gratuito: c’era soltanto l’obbligo di pagare alla scadenza quanto dovuto in beni fungibili, cioè la restituzione di beni dello stesso valore di quelli che si era ricevuti.

Ben diverso dal mutuum era invece il contratto cosiddetto “di fenus“, in cui spesso erano previste le usure. E’ una nozione basilare della finanza, quella dell’usura, che però spesso in molti non sanno, o non sanno precisamente.
Se poniamo alla gente in strada questa domanda rispondono così: “L’usura è il prestito di denaro con un tasso di interesse, prestare denaro a strozzo. E’ dunque compito dello stato mantenere basso il prezzo del denaro“.
Questa è una definizione sbagliata.

L’usura è, correttamente, l’interesse stesso. In tempi antichi il concetto “usura, usurae” voleva dire proprio “interesse”.

L’usura nell’antichità era considerata profondamente immorale: perché?
La visione antica teneva in conto la conservazione del mondo.
Un antico risponderebbe: “L’usura non è come la tesiera: le monete non danno i frutti come li danno gli alberi“.

Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi

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