In questi giorni la rondine di Wanda Nara è costata alla signora insulti di ogni genere, che sarebbe anche crudele e scorretto riscrivere… nel tempo toccò a Giulia Salemi che sfilò sul tappeto rosso della Mostra del Cinema di Venezia con un abito che davvero lasciava poco all’immaginazione, con la sola certezza che Giulia non prendeva la tintarella integrale.
Prima di lei e quella che più di ogni altra ricordiamo è stata Belen Rodriguez che nel Sanremo del 2012 sfoggiò un tatuaggio sull’inguine a forma di farfalla che sembrava suggerire l’assenza della biancheria intima. Con la differenza che tutti i maschietti guardarono estasiati Belen per la sua bellezza e sui social non venne apostrofata come una “mignotta” anche dai più critici, scusate il termine un po’ forte ma se lo troviamo anche sulla Treccani non credo che sconvolga la sensibilità di nessuno. Insomma a Wanda Nara oggi si dà della prostituta, di Belen si parlò per lo più della bellezza della farfallina.
Troppo per l’Italia bacchettona!
La differenza tra le due signore è che una fa lo spettacolo, l’altra lavora nel calcio.
Ma quanto siamo ipocriti?
Lasciando da parte il mondo dello spettacolo dove ad oggi succede di tutto e si usa il politicamente corretto quando più conviene al conduttore di turno (vedi Alfonso Signorini pronto a giudicare e far giudicare Salvo Veneziano pretendendo le sue scuse, quelle della moglie e quelle dei figli, non ricordo di contro le scuse del direttore di ‘Chi’ per certe copertine quantomeno discutibili).
Sorvoliamo anche su questo modo di fare giornali tv e se vogliamo anche radio, che tanto piacciono agli italiani medi. Torniamo al problema Wanda Nara che ormai è diventato il capro espiatorio, (per chi non lo sapesse Il capro espiatorio era un capro utilizzato anticamente durante i riti con cui gli ebrei chiedevano il perdono dei propri peccati nel Tempio di Gerusalemme.)
Ecco Wanda mi ricorda proprio questo: una “tizia” che deve chiedere perdono perché si è permessa non solo di sposare due calciatori, avere 5 figli, ma ha avuto addirittura l’ardire di fare da procuratrice a Mauro Icardi. Il calcio è rimasto forse l’ultimo tempio davvero maschile, dove il maschio esprime la sua primordialità, la sua violenza. Sono anni ormai che le polemiche intorno al mondo del calcio hanno raggiunto livelli imbarazzanti. “Quando sento una donna, poi la moglie di un calciatore, parlare di tattica mi si rivolta lo stomaco, non ce la faccio. Se parli della partita e di come è andata va bene, ma non puoi parlare di tattica perché una donna non capisce come un uomo.”
Disse un campione del mondo come Fulvio Collovati in diretta a “Quelli che il calcio”. E non scordiamo, il buon Giancarlo Dotto che nel suo articolo sul Corriere dello Sport ha sentito la necessità di farci sapere che lui “non riuscirebbe neanche a baciare una donna che fino a poco tempo prima abbia parlato di tattica e fuorigioco”.
Il problema sono le scelte sbagliate di Wanda o il fatto che vada a dire certe cose in tv? Se le stesse dichiarazioni le avesse fatte il “Raiola” di turno si sarebbe detto, come più volte è successo, che è uno forte, che ha polso, che sa ciò che vuole.
Questo è un momento particolare, che mi augurò passerà. Ma nella frustrazione generale, le donne stanno tornando a essere un fastidio, una usurpazione di diritti. Si guardi attorno, la guerra contro le donne è ricominciata nascosta dietro il politicamente corretto, e non solo negli stadi.
Susanna Marcellini