Il sistema dell’informazione è in rapida evoluzione e non tutte le novità che lo riguardano sono positive. Le statistiche raccontano un’Italia che legge pochi libri e acquista sempre meno quotidiani. I dati sulle copie che restano invendute e sulle edicole che chiudono sono piuttosto eloquenti. A ciò si aggiunga la diffusione incontrollata di fake news, soprattutto attraverso i social network, e l’aumento dell’analfabetismo funzionale (leggere senza comprendere i messaggi principali di un testo): il quadro che se ne trae è piuttosto allarmante.
Le informazioni poco precise o totalmente false colpiscono anche il mondo della ristorazione. Famosi colossi della comunicazione lasciano correre sul web recensioni fuorvianti, continuando a restare per lo più impuniti. Capita così di leggere giudizi su ristoranti che non esistono, presentati come gettonatissimi dai clienti. A sostegno delle recensioni compaiono foto, stellette di gradimento e invidiabili posizioni in classifiche fantasma, quanto gli stessi locali recensiti.
È noto il caso, ormai datato, di una serie di critiche relative ad un ristorante inesistente, scritte da un giovane autore di contenuti per il web e pubblicate da un colosso dell’informazione rivolta ai turisti. Una guida che in genere si consulta come fosse un oracolo. Aiutato da amici e conoscenti, impegnati a pubblicare, a loro volta, parole d’elogio sullo stesso ristorante, il giovane è riuscito addirittura a far guadagnare ad un esercizio fantasma il titolo di “miglior locale di Londra”, con pagine e pagine super “cliccate” e prenotazioni provenienti da ogni angolo del mondo. La storia è finita con l’autodenuncia da parte del giovane; una confessione ha lasciato tutti esterrefatti. E questo la dice lunga sul credito che generalmente gli internauti attribuiscono a quello che leggono sui siti più diversi, spesso senza porsi domande sulle loro fonti.
Lo scorso anno la TV italo-elvetica RSI ha condotto un’inchiesta sul mondo dei ristoranti, dimostrando che esiste, in rete, un florido quanto ingannevole mercato delle recensioni false. I ristoratori che desiderano promuovere il loro locale si rivolgono, in alcuni casi, ad agenzie di comunicazione web e marketing, i cui collaboratori confezionano recensioni positive. Le loro tastiere sono mosse non dall’onestà intellettuale, né dall’etica professionale. Dietro quelle parole, belle ma finte quanto un paio di labbra siliconate (per fortuna il silicone liquido è ormai vietato, nei trattamenti estetici), ci sono solo compensi in denaro, a volte di poche decine di euro.
Fonte: Prodigus.it