Driiin… driiiin…
– Ciao…
– Ohi… ciao…
– Come stai?
– Bene… aspettavo che mi chiamassi…
– …E infatti…
– …
– Senti ma… ti andrebbe di uscire oggi pomeriggio?
– Beh… perché no? Aspettavo che me lo chiedessi…
– Allora che ne dici se andiamo al cin… ehm no, magari no… ti porto al centro comm… mh, no no… direi allora che andiamo a bere una cosa da Mc… o da Burg… magari meglio di no, non subito…
– Sì va beh, dai, poi ci pensiamo… ci becchiamo in piazza?
– All’aperto! Sì!
Nel pomeriggio, si incontrano…
– Ciao…
– Eccomi…
– Già…
Lui avvicina la guancia, poi esita, lei ha il collo rigido, non vedeva l’ora da giorni ma adesso… Finisce con una collisione tra zigomi, per fortuna senza feriti.
– Ti hanno dato tanti compiti?
– Mah, non hanno fatto proprio in tempo, però ha detto il prof che ci aggiorna su Skype, o su Whatsapp, mo’ vediamo…
– Sei imbarazzato? Vedo che arrossisci un po’…
– Mmm… No, però… sai, è tanto che aspettavo di uscire con te… Mmm
In realtà a lui è andato di traverso un filo di saliva, vorrebbe tossire ma preferisce convivere con la sensazione di soffocare. Tonalità delle guance: rosso cremisi. Lo rianima lei, inaspettatamente.
– Speravo che mi chiedessi di uscire, da un po’…
– Ah… non l’avevo capito (È VERO, OVVIAMENTE)… pensavo che ti piacesse Luca…
– Ma no, ma era solo una simpatia, ma poi ha cominciato a fare il cretino… ieri in corridoio schizzava l’Amuchina a ricreazione… è un immaturo… si avvicinava a tutti e ci tossiva in faccia…
“Beato lui” pensa il ragazzo, poi il colpo di genio: la domanda che sembra vaga ma rivela un interesse profondo…
– A casa tutti bene?
– Eh?
– Cioè, stanno tutti bene a casa tua?
– Perché me lo chiedi?
– No, così… figurati…
– Beh, in realtà c’è nonna che sta a letto da una settimana…
Pausa. Si volta anche un signore che stava leggendo il giornale al tavolino del bar. Un gabbiano alza il becco dal cassonetto.
– Oh, ma s’è solo frantumata il femore! Forse non camminerà mai più ma solo quello eh!
Il mondo riprende a respirare. Lui non trova nemmeno la lucidità per dire “mi dispiace”, nel bel mezzo del suo sospiro di sollievo. Però mentre lei gesticola le intercetta le dita, gliele sfiora.
– Vorresti prendermi la mano…
– Beh… sì… è da quando ci siamo salutati che…
– E perché non lo fai? Scemo…
Lui apre il palmo e lo avvicina… Pst! Pst! Più lesta di Clint Eastwood con la pistola in una pellicola di Sergio Leone, lei tira fuori il flaconcino e gli inonda la mano.
– Ah…
– Eh!
– Che mano delicata che hai…
– La tua è umida…
– Grazie ar c… ehm, sai, l’emozione… mi piaci tanto, da un po’… da prima delle vacanze di Natale…
– Se me l’avessi detto subito, ci saremmo anche baciati.
– E invece?
– E invece a dicembre avevo baciato Luca.
– Che culo!
– In che senso?
– No, nel senso che a lui subito il bacio…
– Sì, ma di lui non sono innamorata…
Pausa. Gabbiano, signore col giornale, capoccella di un sorcio dalla feritoria del marciapiede.
– Ah… anche io sono innamorato di te. L’avevi capito…
– Forse sì… ma ora non roviniamo questo momento… dimmi qualcosa di bello…
– Tu s…
– No! Non così! Scrivimelo su whatsapp! Torniamocene a casa!
– Senza il bacio?!
– Senza! Così sarà davvero speciale!
“Mecojoni”, pensano all’unisono sorcio, gabbiano, signore col giornale, una babysitter di passaggio al volante di una Rolls.
– Allora ciao… ti amo.
– Anch’io… quando ci vediamo?
– Anche stasera, se vuoi…
Gli scoppia il cuore.
– Sì… dove?
– Ce l’hai Skype?
Paolo Marcacci
- Io, “prof” a Roma ai tempi del coronavirus
- I bambini sono sacri, anche allo stadio
- La storia della piccola Alice e del decreto che vuole toglierle l’assistenza e la dignità