E’ certo assai bello sapere che nei momenti di difficoltà il popolo italiano torna ad essere consapevole di sé e della propria grandezza.
Nella difficoltà anche i più cosmopoliti si riscoprono patrioti, si ravvedono e scoprono l’ovvio. Ma si sa, l’ovvio vuole la sua parte.
Scoprono cioè che amare la propria Patria e il proprio popolo non vuol dire odiare gli altri popoli. Una volta ravveduti potrebbero perfino scoprire che, anzi, solo chi ama la propria Patria può amare le patrie altrui e gli altri popoli.
Nulla a che vedere col nazionalismo aggressivo, con la xenofobia o col razzismo, sempre da condannare: meglio rendersene conto tardi, che mai.
Belle altresì sono le scritte che ci ricordano che “ce la faremo”, l’ottimismo della volontà, Gramsci docet, è la condizione necessaria per poter sopravvivere e per non cedere all’inverno della disperazione.
Tuttavia anche il pessimismo della ragione ha il suo motivo d’essere.
Esso ci suggerisce in questa fase che sarà difficile per l’Italia farcela, non tanto per demeriti del suo popolo, bensì per la condizione in cui l’Italia versa in assenza della sovranità monetaria, in forza del giogo eurocratico. L’Italia ha una moneta straniera che deve chiedere in prestito, indebitandosi e trovandosi ogni giorno più in balia della BCE e dei suoi dispositivi di cattura, tra i quali il MES.
Se la Cina ce l’ha fatta ciò dipende dal fatto che si tratta di uno stato forte, con confini ben definiti, con piena sovranità politica, monetaria e geopolitica.
La Banca Centrale cinese ha immesso nella sua economia circa 273 miliardi di dollari nella sua economia.
La Cina ha inoltre tagliato i tassi d’interesse e ha posto in essere linee di credito agevolato per circa 5 miliardi. Ciò è possibile avendo una moneta sovrana.
Con l’euro l’Italia non ha più una moneta sovrana e l’UE non ha tardato in questi giorni a mostrare la sua reale natura di nemico dello stato italiano, dei popoli europei e delle classi lavoratrici di tutta Europa.
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