Coronavirus, tutta colpa nostra

L’ultima notizia sul coronavirus riguarda le connessioni con l’ambiente, perché ci manca soltanto che pure epidemia sia collegata con le nostre malsane azioni, eppure è così.

Abbiamo già visto almeno in un caso che queste epidemie sono favorite dai nostri malsani comportamenti dal punto di vista ambientale.

I virus del passato

Per esempio nel 1998 il virus Nipah in Malasia è dipeso dal fatto che si erano tagliati ettari ed ettari di foresta per fare spazio ad allevamenti di suini in via industriale quindi dalla foresta erano stati scacciati anche gli ospiti che sono i pipistrelli della frutta che sono portatori di quel virus che quindi hanno cercato albergo nelle città e negli stessi allevamenti colpendo prima i maiali e poi traferendo questa pestilenza all’uomo.

Non è il caso ogni volta che si deforesta si leva spazio agli alberi e ai loro ospiti che spesso sono volatili che portano microrganismi patogeni: non siamo così sorpresi quando a Roma arrivano stormi e gabbiani ma anche loro portano con sé un carico batterico notevole anche di virus che noi non conosciamo nemmeno.

Le azioni dell’uomo influiscono sulla diffusione?

Dunque sono le azioni dell’uomo che possono innescare o scatenare ancora di più il virus, senza parlare poi dei cambiamenti ambientali: la malaria oggi si diffone in un’area più vasta per via del fatto che fa più caldo e ci sono più pozze che restano dopo le innondazioni.

L’insetto responsabile della febbre gialla e della dengue sta spostando il suo reale a quote mai raggiunte prima (sopra i 2000 metri di quota), dunque anche il cambiamento climatico influisce.

Le nostre città sempre più popolose (e pericolose?)

Per non parlare poi degli allevamenti industriali dove noi asseragliamo decine di migliaia di animali, per non parlare poi delle città dove vivono sempre più sapiens ammassati e vicini a quegli allevamenti.

La diffusione delle epidemie dipende quindi anche dai nostri comportamenti, è un caso poi che la Cina e la Pianura Padana siano due delle zone più degradate dal punto di vista ambientale dovrebbe indurre anche a pensare.

GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi


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