Ci troviamo in una situazione molto particolare in cui poco forse si conosce fino in fondo del virus COVID-19. Per questo forse è giusto spiegare cosa vuol dire il coronavirus attraverso il racconto di chi lo ha ha affrontato in prima persona.
A Non succederà più Giada Di Miceli intervista Leonardo Greco, giovane di 37 anni, ex tronista di ‘Uomini e Donne’ a cui è stato diagnosticato il virus COVID-19. Ecco la sua testimonianza raccontata in esclusiva ai nostri microfoni
La testimonianza di Leonardo Greco: “Ho il coronavirus, non scherzate è una cosa seria”
Quando è iniziato tutto e come te ne sei reso conto?
“Credo di aver contratto il virus il 22 febbraio, durante una serata di lavoro in un locale a Bergamo. Tornato a casa stavo bene, i sintomi si sono manifestati 7 giorni dopo. Ho iniziato ad avvertire un malessere generale, mal di ossa e mal di pancia. La mia ragazza è di Bergamo e avendo anche tanti amici lì già sapevo che la situazione era drammatica e che i giornali non ne parlavano molto, quindi ho iniziato a capire che forse mi stava accadendo qualcosa di più di una semplice influenza“.
Quali sono stati i sintomi?
“All’inizio, come dicevo prima, ho avvertito un malessere generale con mal di gola e mal di pancia, poi successivamente ho iniziato ad avere una tosse molto secca e una febbre altalenante che saliva e scendeva dai 37 ai 38 gradi. Capivo che c’era qualcosa che non andava. Avevo dolori alle ossa e alla schiena, molto diversi dai canonici sintomi influenzali. Quando è iniziata la tosse ho cominciato ad avvertire anche dei dolori al torace. Capendo che non si trattava di una semplice influenza ho chiamato subito i numeri di riferimento e mi hanno consigliato di avvisare il mio medico di base. Quest’ultima, riconoscendo i sintomi tipici del COVID-19 mi ha consigliato subito di stare in quarantena, somministrandomi tachipirina e sciroppo, e di aspettare una settimana monitorando la mia situazione quotidianamente“.
Poi cosa è successo?
“Durante la quarantena sono peggiorato, la febbre era stabile su una temperatura di 38 gradi, si abbassava solo per qualche ora con la tachipirina ed è durata 12 giorni. Con la febbre ovviamente continuavano gli altri sintomi: mal di ossa, tosse secca e difficoltà a respirare. Una sera avendo una crisi respiratoria ho chiamato l’ambulanza e mi ha portato d’urgenza all’ospedale Sacco di Milano. Il mio medico di base aveva già avviato il protocollo previsto per il coronavirus quindi i soccorsi sono stati tempestivi“.
Cosa accade in ospedale?
“Sono stato portato in un ufficio che era stato adibito a stanza, perché gran parte dei posti letto erano già occupati. Mi hanno fatto subito una lastra dalla quale si evinceva che era in corso una polmonite interstiziale, quella che tipicamente viene attribuita al COVID-19. Mi hanno fatto dei prelievi arteriosi al polso e dopo mi hanno fatto delle flebo di tachipirina e di soluzione fisiologica. Successivamente mi hanno fatto il tampone e mi hanno messo la mascherina con l’ossigeno perché senza facevo molta fatica a respirare“.
Tu sei un ragazzo giovane, avevi altri problemi?
“No, la cosa strana per me che sono sempre stato uno sportivo e che conduco una vita salutare, non fumo e non bevo, è che mi sono ritrovato a non avere il fiato neanche per lavarmi la faccia. Sentivo i polmoni deboli con il passare dei giorni. Sentivo come se fossero di cristallo. Ogni colpo di tosse avevo un gran dolore al petto ed era una sensazione bruttissima. Avevo il terrore di peggiorare, avevo paura di addormentarmi e che i miei polmoni non funzionassero e di svegliarmi scoprendo di essere stato intubato. Una situazione angosciante“.
Cosa hanno detto i risultati del tampone?
“Questo virus mi ha provocato tanta spossatezza e nonostante avessi tutti i sintomi i risultati dei tamponi continuavano ad essere negativi. Ero un chiaro segnale di falso negativo. Ringrazio i medici però che non si sono arresi avendo riconosciuto i sintomi e infatti al terzo tampone sono risultato positivo“.
A che terapia sei stato sottoposto?
“Una volta confermata la positività i medici hanno interrotto gli antibiotici e ho cominciato la terapia prevista. Si tratta di 6 giorni di terapia molto pesante, che utilizza le stesse pillole che vengono usate per l’HIV. Una terapia con controindicazioni molto pesanti. Il mio corpo non ha retto e al terzo giorno i medici l’hanno dovuta sospendere, avevo le analisi del sangue completamente alterate. La fortuna è stata che, subito dopo aver interrotto la terapia, il mio corpo ha reagito e ho iniziato leggermente a migliorare“.
Hai potuto vedere qualcuno? E’ vero che c’è bisogno delle trasfusioni?
“Sono stato ricoverato 8 giorni in cui non ho fatto alcuna trasfusione. Ero in assoluto isolamento, non potevo vedere nessuno, l’unica cosa che mi ha tenuto in contatto con i miei cari è stato il cellulare. Gli ultimi 3 giorni sono stato messo nel ‘reparto covid‘ dove ci sono le persone che sono in fase di guarigione. Successivamente sono potuto tornare a casa, dove però devo continuare l’isolamento. Quella di tornare a casa è stata una mia decisione concordata con i medici, un pò grazie al fatto che la mia compagna è una infermiera, ma anche per lasciare un posto libero a chi ora ne ha più bisogno di me“.
Come stai ora?
“Ora sto meglio, devo aspettare di fare un tampone di controllo per vedere se il virus è finalmente debellato, ho ancora la polmonite, ma i medici mi hanno detto che ci vorrà un pò di tempo prima che passi. Miglioro giorno per giorno, non vedo l’ora che tutto questo passi per riprendere in mano la mia vita“.
Cosa vuoi dire alle persone alla luce di questa tua esperienza?
“La situazione è molto grave, sopratutto in Lombardia, io non capisco come le persone non comprendano quanto sia aggressivo questo mostro che stiamo affrontando, c’è ancora tanta, troppa superficialità. Tutti dicevano che morivano solo anziani e solo persone con patologie pregresse ma non è vero, io ho amici della mia età con il casco per respirare. A prescindere dall’età, nessuno è immune da questo virus. L’unica cosa che ci può proteggere da questo virus è stare a casa, è importante la prevenzione.Vogliamoci bene, sia per noi che per gli altri. Il rispetto in questo momento vuol dire stare a casa. Per me non è facile parlarne e ripercorrere tutti i passi di questa malattia, per questo invito le persone a non scherzare su questo e a non sottovalutare questo virus, restate a casa.“
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