Il pallone prima della salute: pagliacci in uno spettacolo ridicolo

Ho una proposta: si può rinunciare alla Generosa, opera preclara di Giovanni Allevi e titolo dell’inno ufficiale della Serie A? Ebbene sì, può benissimo essere sostituito, chiedendo scusa al maestro pianista italiano, dall’opera lirica di Ruggero Leoncavallo, in due atti, titolo: Pagliacci.

Nessuna offesa, trattasi del riassunto di questo otto marzo, incominciato alle due di notte, con Giuseppe Conte e la sua orchestra ad annunciare il decreto antivirus e le successive esibizioni palabratiche di Tommasi Damiano e Spadafora Vincenzo,con la partecipazione di Gravina Gabriele e Dal Pino Paolo.

Stando alle disposizioni del governo, qualunque evento sportivo sarebbe stato  cancellato con l’eccezione delle partite a porte chiuse, prima di tutto l’incasso delle tv, poi la salute. Poi Tommasi, capo sindacalista dei calciatori, si è destato dal lungo letargo (forse stimolato dalla campagna stampa elettorale di Tardelli Marco), ammonendo il governo che giocare a football nello stesso momento in cui si chiede massima attenzione e massimo sacrificio ai cittadini, il calcio non può continuare a spassarsela.

Spadafora ministro a cinque stelle ha colto il pallone al volo e ha smentito in minuti due il decreto del proprio capo e chiedendo alla federcalcio di rinviare, sospendere, interrompere i giochi. Lo ha fatto mentre l’arbitro avevo messo il fischietto in bocca per avviare Parma Spal e la scenetta è stata farsesca.

Dopo un’ora e un quarto di consulto tra neuroni, si è deciso che la salute viene dopo, il pallone batte il virus, dunque si è giocato tra le risate generali davanti a tanto strazio. Di solito, dopo una gag del genere che non riscuote nessun applauso, i comici vanno in ritirata, l’impresario presenta il conto e e si cambiano gli attori.

Ma questo non accadrà, perché tra governanti della politica e governanti del football è una bella sfida che va ai supplementari e poi ai rigori eterni. Non c’è un vincitore. Ma soltanto sconfitti ridicoli, fermi come monumenti di bronzo, come le loro facce.

Tony Damascelli