Farmacie gremite, case blindate, file tra i supermercati chilometriche (soprattutto a causa del metro di sicurezza di distanza da rispettare), poi una volta tornati a casa decidiamo di vedere un bel match di Champions come Lipsia Tottenham: stadio colmo, contrasti, abbracci dopo un gol.
E’ vero, gli altri paesi non sono in fase avanzata di contagio, sta di fatto che con un esempio come quello italiano essere più lungimiranti forse non guasterebbe.
Mai come in questo momento il continente europeo è frammentato dalle diverse decisioni, e mai prima d’ora il calcio è stato più confuso.
“Non allenatevi“, tuona il presidente AIC Tommasi, ma qui subentra l’altra contraddizione: gli italiani sono ancora al lavoro. Debbono dunque esserlo anche i calciatori della penisola?
I calendari sono proibitivi, con un Europeo alle porte che si vocifera venga spostato o comunque annullato e il nuovo campionato previsto per la fine di agosto le date in cui giocare sono davvero ridotte.
A Radio Radio Lo Sport arriva il suggerimento: “Il signor Tommasi si deve vergognare per la proposta di stoppare gli allenamenti. Vadano in ferie come fanno gli italiani“, dice Furio Focolari, “poi ad agosto tornino a lavorare come tutti“, rincara la dose Gianluca Lengua.
Un’idea su cui riflettere per gli organi competenti, sempre che – oltre il virus – il vero ostacolo da affrontare non siano i troppi interessi.
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