Le vie d’uscita dal Coronavirus sono molteplici e diverse in tutta Italia. È quanto emerge dallo studio realizzato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane diretto da Alessandro Solipaca e coordinato da Walter Ricciardi. Un lavoro che traccia una cartina frastagliata del Paese con le regioni del centro-sud che registrerebbero zero contagi tra la fine di aprile e l’inizio di maggio (prime tra tutte Basilicata e Umbria, il 21 aprile).
Dovranno attendere di più i territorio del nord. Stop dei casi positivi previsto per la fine del prossimo mese in Veneto e Piemonte. Sempre secondo la ricerca Emilia Romagna e Toscana non ne uscirebbero prima della fine di maggio. Lombardia e Marche sarebbero le ultime e registrerebbero casi almeno fino al 30 giugno.
Alla luce di questa disomogeneità tra le regioni sorge un interrogativo: è necessaria una fase 2 “sfasata”?
Lo abbiamo chiesto proprio ad Alessandro Solipaca, direttore dell’Osservatorio che ha realizzato lo studio. Ecco il suo commento a Lavori in Corso.
“I dati della Protezione Civile mostrano un andamento del virus differente tra le regioni. Alcune presentano una curva dei contagi quasi simmetrica, dove la parte discendente è simile alla parte ascendente. In altre la parte che tende alla discesa è molto più lunga rispetto a quella osservata in ascesa.
L’apertura coordinata tra le regioni è una decisione che spetta alla politica basandosi sulle valutazioni che abbiamo riportato nel nostro lavoro. I grafici della nostra ricerca sono inequivocabili.
Anche se i nostri modelli si basano sui dati riportati dalla Protezione Civile. Quindi non tengono in considerazione gli asintomatici.
Dunque mi sembrerebbe bizzarro avere delle riaperture omogenee in tutta Italia. Dai dati non riscontriamo questo“.
Pierluigi Lantieri
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