‘Cura Italia‘ e ‘liquidità‘, questi i nomi dei decreti che dovrebbero servire a risollevare l’economia italiana e a sostenere i lavoratori e le imprese di tutta la nazione. Mentre si attendono ulteriori disposizioni, la domanda che ruota intorno ai due decreti rimane sempre la stessa: sono sufficienti? Secondo l’economista Valerio Malvezzi i due documenti varati dal nostro Governo non solo contengono delle falle, ma sarebbero del tutto inadeguati a rispondere all’emergenza.
Il perché il Professore lo spiega in questa intervista rilasciata ai nostri microfoni. Con Francesco Vergovich e Fabio Duranti, ecco cosa ha detto.
Le ‘supercazzole’ dei decreti di Conte ► Malvezzi: “Vi dimostro tutte le falle”
Decreto ‘Cura Italia’ e ‘liquidità’
“I due decreti messi in campo fin’ora dal Governo italiano, il decreto ‘Cura Italia’ e il decreto ‘liquidità’, sono profondamente sbagliati nell’impostazione strategica, ma sono anche assolutamente inefficaci dal punto di vista del risultato per le imprese. Non mi risulta che alcuna impresa italiana abbia ricevuto un euro di liquidità prima di Pasqua né dopo Pasqua. Dovunque nel mondo invece, Svizzera, Inghilterra, Stati Uniti, hanno fatto degli strumenti di intervento molto più efficaci.
Il Governo è fortissimo dal punto di vista della comunicazione, tutto basato sul vendere fumo e non l’arrosto, e ci è stato detto che ci sono centinaia di miliardi pronti per le imprese. Il primo grande inganno è che i soldi non sono dello Stato, ma delle banche. Non sono fondi pubblici, ma fondi privati. Il secondo grande equivoco è il cosiddetto ‘automatismo’: l’automatismo non c’è, il sistema bancario italiano non darà contributi automatici. Io sostengo che non è un automatismo, non è immediato ottenere i soldi sul conto corrente, ma è un caldo invito, un auspicio, una raccomandazione”.
La circolare della Banca d’Italia
“E’ intervenuta addirittura la massima autorità bancaria italiana, la Banca d’Italia, con una circolare del 10 aprile 2020:
‘Al fine di ampliare quanto più possibile l’ambito di applicazione dei provvedimenti emanati dal Governo, gli intermediari bancari e finanziari vorranno valutare l’opportunità, ove non vi abbiano già provveduto, di estendere su base volontaria tali iniziative anche a favore di categorie di soggetti che potrebbero versare in situazioni di difficoltà e/o in relazione a tipologie di rapporti contrattuali al momento non comprese nei predetti provvedimenti. Le raccomandazioni si riferiscono anche alle misure adottate su base volontaria e valgono, in quanto applicabili, anche laddove i rapporti con la clientela siano ordinariamente tenuti per il tramite di reti esterne’.
Quindi avevo ragione io: volontaristico, non obbligatorio. E poi non è per tutti. E’ palese, non c’è affatto l’automatismo sul sistema bancario”.
SACE, tempo e risorse
“L’altro punto debole è la SACE, tutti trascurano il fatto che arriveranno centinaia di migliaia di istruttorie da tutto il sistema bancario. Non ci sarà la struttura, anche di personale, per gestire questa cosa qui.
Poi le risorse: si stima che siano per qualche centinaia di migliaia di imprese, le altre dovranno fare affidamento su altro.
Altra considerazione, il tempo. Tenete conto che fino a lunedì 20 aprile non si apre il mercato bancario, questo per la prassi. Quindi son passati due mesi e non è arrivato un soldo, da lì si comincerà a discutere di aprire le istruttorie operative. Inoltre, per le pratiche più rapide potrebbe arrivare a fine mese, prima settimana di maggio, la liquidità alle imprese. Per le pratiche veramente aziendali, quelle che riguardano il risollevare e non l’elemosina di Stato, parliamo di metà maggio metà giugno come minimo, perché tutto il sistema bancario è bloccato.
I 25 mila, l’elemosina di Stato, sono una supercazzola dello Stato per farsi pagare le tasse. L’obbiettivo è chiaro: rinegoziazione delle posizioni debitorie italiane, le banche cioè ne approfitteranno per mettere a posto i loro bilanci. I bilanci che peggiorano sono i bilanci delle imprese.
Il risultato finale è che questo decreto è un disastro per l’economia italiana”.
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