Malagò ► “Lo sport chiude ma il calcio vuole andare avanti. Ora è il momento per riforme epocali”

L’Italia è ferma. Sono ferme le attività, le aziende, le persone e naturalmente è fermo anche lo sport. L’emergenza non fa eccezioni, colpisce tutti e colpisce tutti i settori. Ci si interroga su come e quando si arriverà alla fase 2, su quando finalmente si potrà tornare alla normalità.

I dubbi sono tanti e si fanno pressanti anche nel mondo dello sport: si possono riprendere gli allenamenti? Quando si tornerà a una normalità anche sportiva? Che ne sarà delle competizioni lasciate in sospeso? E’ più giusta la scelta del basket di non assegnare alcun titolo o è necessario premere affinché si trovino le modalità più opportune per decretare un vincitore? E soprattutto, che cosa si sta facendo per tutte quelle associazioni sportive in difficoltà che rischiano di scomparire?

A ‘Radio Radio Lo Sport’ il Presidente del CONI Giovanni Malagò ha risposto alle domande dei nostri opinionisti.

Ecco cosa gli hanno chiesto Zeljko Pantelic, Francesco Di Giovambattista, Franco Melli, Furio Focolari, Alessandro Vocalelli, Stefano Agresti e Paolo Cericola.

Malagò ► “Ora è il momento per riforme epocali nello sport”

Le elezioni dei presidenti sportivi

“Gli statuti sono chiarissimi: noi siamo obbligati a fare le elezioni dopo le olimpiadi. La parola quadriennio non è stata messa lì casualmente, le olimpiadi si sono sempre svolte ogni 4 anni salvo durante le guerre in cui non si sono proprio fatte. Non è mai successo che si spostassero di un anno. E’ solo una cosa di buon senso fare le olimpiadi con il Presidente che ha condotto il quadriennio precedente. Mi sembra palese che bisogna procedere in questo senso”.

La ripresa degli allenamenti

“Si devono fare due distinzioni: uno, lo sport individuale rispetto a quello di squadra e due, l’attività outdoor rispetto all’attività indoor. Al di là della polemica, il Governo a torto o a ragione ha voluto limitare tutto e tutti”.

Ultimare le competizioni

“Gli unici soggetti che hanno potere di fare un intervento sull’assegnazione dei campionati e sul blocco dei campionati sono le federazioni. In alcuni sport, ad esempio il calcio, si è poi demandata la delega alle Leghe. Stessa cosa pallacanestro e pallavolo. Nel rugby non c’è una Lega che lo organizza, lo fa direttamente la federazione, così come la pallamano e altri sport di squadra. La federazione di rugby ha deciso di fermare il campionato e di non assegnare nessun titolo. Quindi è la federazione in totale autonomia che può decidere”.

Qualcuno sta pensando alle società dello sport di base?

“Io non circoscriverei alle società che fanno sport sia a livello dilettantistico che amatoriale. E’ chiaro che c’è un combinato disposto, uno che riguarda l’aspetto economico, l’altro che riguarda la fisicità dell’avvenimento. Fare una scuola calcio, a qualunque livello, nel breve e medio termine non mi sembra una cosa possibile. A meno che domani non nasce un vaccino che tutela tutti. Il problema c’è ed è enorme, come d’altronde c’è in tutti gli altri settori. Le risorse per tutti non ci sono, bisognerà usare più possibile gli strumenti che stanno entrando in campo. E’ chiaro che se si ricomincia il primo giugno è una cosa, il primo luglio è una cosa, il primo settembre è un’altra. Io sarei già molto molto felice se si potesse immaginare che dal primo settembre tutto possa abbastanza se non al 100% ripartire. Sarebbe già questo un segnale molto significativo”.

Le società che rischiano il crollo

“Sul campo rimarranno feriti e purtroppo ci sarà qualche morto, è inevitabile. Quando ci sono queste situazioni chi ha già problemi, chi è più debole pagherà dazio in un modo diverso rispetto a chi ha delle risorse. Io mi permetto di dire una cosa, il mio suggerimento è molto chiaro: approfittiamo, il termine è brutto ma rende l’idea, di questo disastro per fare una cosa che potrebbe essere epocale. E cioè riformiamo le dinamiche all’interno delle organizzazioni di tutte le discipline sportive. Prima del coronavirus ci sono state tante situazioni che hanno portato a fallimenti, a cancellazioni di squadre, a far sparire delle piazze storiche, nessuno escluso, dalla pallacanestro al calcio alla palla a mano. Allora io dico, in questo momento si possono fare delle cose che in un altro contesto storico sarebbero state impossibile. Va colta questa occasione”.

I rapporti con il Governo

“Governo molto sul pezzo, sono attenti alle dinamiche sportive. Lo dico con molta franchezza, i rapporti sono eccellenti, nel vero senso della parola, sotto il profilo del rispetto. Noi lo abbiamo per dovere istituzionale e loro lo hanno nei confronti del comitato olimpico. Ne sono particolarmente felice. Da un anno a questa parte è successa una cosa non da poco, abbiamo vinto la candidatura alle olimpiadi. E’ successa nove mesi fa e credo che il Governo questo lo abbia riconosciuto. Può sembrare qualcosa che celebra l’ente che presiedo, ma considerando le difficoltà che ha l’Italia in altri settori di cui non parlo perché non è mia competenza, noi siamo molto considerati, rispettati e ben voluti”.

Dopo la tragedia avremo un mondo sportivo migliore?

“Le olimpiadi di Tokio hanno una missione: far ripartire l’umanità con dei presupposti diversi.C’è tutta una dinamica di appartenenza straordinaria e abbiamo più di un anno per dare un valore aggiunto. Sta poi alle istituzioni di ogni singolo paese prendere atto della tragedia e dalla singola disgrazia tirare fuori risorse non solo economiche ma di idee, progettuali, per migliorare la vita sia di chi fa sport, sia di chi lo segue, sia di chi lo segue professionalmente”.


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