Nonostante i segnali di miglioramento che quotidianamente ci vengono forniti rispetto all’andamento del Coronavirus, l’emergenza che stiamo vivendo sembra ben lontana dal termine. Come riferito ieri sera dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nelle prossime settimane assisteremo in progressione alla riapertura di tutte le attività. Scarseggiano comunque le certezze sulla tenuta sanitaria ed economica del sistema-Paese.
Di certo il periodo attuale è tra i più cupi, già definito da alcuni come la più grande crisi dal secondo dopoguerra. Per avere la sua opinione su quanto sta accadendo in Italia, abbiamo intervistato il celebre cantautore Pupo.
Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, ci ha raccontato a Radio Radio Lo Sport come sta trascorrendo questi giorni di quarantena e ha ripercorso i passi più sensibili della sua carriera da artista.
Si tornerà alla vita di prima?
“In questo momento fare previsioni per il futuro è l’hobby preferito di tutti ma è anche la cosa più sbagliata. Di fronte ad un’emergenza mai vissuta prima non si può assolutamente sapere.
E’ chiaro che da qui a un anno non credo succeda niente di interessante sotto il profilo dei concerti dal vivo. Io che avevo tutta una serie di concerti nel mondo, in questo momento sarei stato in Australia dove c’erano già dei teatri pieni, ho rimandato tutto al 2021. Non solo per la sicurezza, ma anche perchè psicologicamente la gente dovrà ritrovare lo stimolo per tornare.
Dovranno farci lo stesso lavaggio del cervello che ci stanno facendo dicendoci lavate le mani, state a distanza, non baciatevi, non abbracciatevi, mettete le mascherine e i guanti. Lo stesso lavaggio del cervello dovranno farlo dicendo abbracciatevi di nuovo, baciatevi, stringetevi la mano. La gente difficilmente tornerà in tempi brevi a fare le cose che faceva prima.
Ormai son tutti diventati sceriffi e inquisitori. L’altro giorno in macelleria mi hanno fermato dicendomi: “guardi lei signor Pupo ha la mascherine messa male, così non può andare in giro”. Io la stavo mandando a fare in c*ulo ma poi mi sono fermato e ho risposto: “guardi, forse ha ragione ma mi hanno dato questa mascherina. Poi magari la cambio a casa”.
Un pensiero per i giovani
“Non ho paura della crisi economica perchè fortunatamente sono un uomo che ha avuto delle chance importanti nella vita e posso anche permettermi di aspettare. Ma io penso alle persone e a tutto l’indotto del mio lavoro che veramente si troveranno di fronte a prove molto difficili da superare.
La mia ultima canzone – ‘Il rischio enorme di perdersi‘ – che uscirà giovedì notte l’ho scritta guardando in faccia mia figlia. Io non devo combattere per me, ma per lei, per le mie figlie e per i ragazzi che devono affrontare il futuro e il rischio di perdersi è molto alto.
L’ho scritta per dire a loro: noi ci siamo. Noi che abbiamo le spalle larghe siamo qui pronti a combattere…Io mi sento di essere utile anche in questi momenti difficili alle persone che mi stanno accanto. Mi piace l’idea di poter essere un punto di riferimento”.
Giudizio sulle istituzioni
“La cosa che mi pesa di più è la privazione della libertà di movimento. Faccio fatica ad accettarlo perchè sono abituato ad andare sempre in giro. Però mi rendo anche conto che non è semplice gestire questa difficile situazione. Credo che la polemica e gli attacchi in questo momento siano fuori luogo.
Io ho anche amici che in questo momento fanno parte del Comitato tecnico-scientifico del Governo. Ma se devo essere sincero purtroppo io non credo a nessuno e quindi devo prendere per buono quello che mi dicono le istituzioni. Ma realmente non sono sicuro che le istituzioni ci stiano indicando la strada giusta”.
La Fiorentina tra Commisso e Chiesa
“Rocco Commisso lo conosco dal 1978. Nel ’78 io cantai nel New Jersey in una discoteca gestita da Rocco Commisso, che allora si stava affacciando come imprenditore. Un uomo molto intraprendente e simpatico.
E’ normale che Chiesa può diventare un valore aggiunto per la Fiorentina sotto il profilo economico. Secondo farebbe bene a venderlo con una proposta economica. La Fiorentina è una squadra da mezza classifica è sempre stato così.”
Il periodo buio di Pupo
“La fine degli anni ’80 e gli anni ’90 sono stati difficili. Ho temuto seriamente che le mie debolezze e i miei vizi potessero diventare la mia tomba artistica e anche umana. Ma ancora peggio potessero diventare la macchietta della mia vita.
Più che sentirmi rovinato sotto il profilo umano ed economico anche sotto il profilo professionale ho avuto la paura di diventare la parodia squallida di un uomo che aveva fatto importanti esperienze.
Oggi non gioco più da anni e mi sono realizzato in altre cose: lavoro, musica, televisione. Tutto questo oggi mi sta restituendo in maniera meravigliosa quello che ho rischiato di perdere.
Io ho avuto degli amici che mi hanno aiutato in maniera straordinaria. Uno è Gianni Morandi e l’altro è Mogol. Due fratelli. Però non sono stati tanto gli aiuti economici, Morandi e Mogol hanno messo delle garanzie in banca per me. Un gesto di fiducia che va oltre ai soldi. Non mi hanno mai fatto sentire solo. Quando tu hai la stima di due monumenti della cultura popolare italiana come puoi sentirti solo?
Poi ci sono stato degli pseudo-amici, di cui non farò mai i nomi, che hanno lucrato sulla mia situazione di disagio. Dei veri e propri strozzini nel mondo dello spettacolo. Vi dico che nel mondo dello spettacolo non sono tutti Mogol e Morandi. E’ ricco anche di avvoltoi e sanguisughe. Magari persone molto brave che scrivono persone molto belle, ma umanamente da evitare”.
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