Ripartire il 17 maggio ed estendere la Serie A fino a settembre-ottobre, queste secondo il Presidente della Federcalcio Gabriele Gravina sono alcune delle ipotesi che si stanno vagliando per decidere il destino del campionato 2019-2020.
E mentre in altri paesi qualcuno inizia già ad allenarsi, come il Bayern Monaco che riprende a piccoli gruppi e con doccia a casa, in Italia si cerca ancora di capire come sia possibile una ripresa e a quali condizioni per i giocatori.
Che tipo di accorgimenti seguire? Quali esami devono essere necessariamente sostenuti?
A ‘Radio Radio Lo Sport’ è intervenuto il Dott. Ivo Pulcini, medico dello sport e direttore sanitario della S.S. Lazio, per fare un po’ di chiarezza. Ecco come ha risposto alle domande di Stefano Raucci, Francesco Di Giovambattista, Franco Melli, Furio Focolari, Tony Damascelli e Paolo Cericola.
“Serie A a maggio? Possibile, ma con controlli per tutti non solo per i giocatori” ► Dott. Pulcini (S.S. Lazio)
Come riprendere le attività
“Un atleta risultato positivo che magari ha avuto anche una sintomatologia va rivisto e deve fare di nuovo l’idoneità, sicuramente per quanto riguarda l’apparato polmonare e cardiovascolare. In questo caso non esiste la malattia, ma esiste il malato. Ci sono delle indicazioni cui si può attingere per fare o non fare determinate cose. Per esempio la federazione propone di fare un tampone ogni 4 giorni, non credo sia facile da realizzare anche se potrebbe essere utile. Poi ci sono test brevi del sangue per capire se l’infezione è in atto o già passata, ma ci sono dei falsi positivi o negativi, quindi il valore non è certissimo. Ogni caso va valutato, i soggetti asintomatici fanno il tampone e se è negativo ricominciano gradualmente… Lo facciamo a tutti per scrupolo, anche perché i professionisti se lo possono permettere, ma noi non ci dobbiamo rivolgere soltanto ai professionisti, ci sono tanti sportivi dilettanti che meritano la nostra attenzione e non tutti hanno la possibilità di accedere all’ecocardiogramma, al tampone o al test breve. Dobbiamo aiutarli in qualche modo.
Io direi che per riprendere l’attività fare un elettrocardiogramma è assolutamente importante, anche quello da sforzo, la spirografia e nei casi dubbi il medico sa come scegliere. Ci vuole una supervisione medica prima di riprendere, sia che si sia stati contagiati sia che non si sia stati contagiati”.
Lo stop agli allenamenti
“Questa restrizione severa per cui non si può fare allenamento in campo anche se protetto o sanificato crea dei problemi veri sulla capacità reattiva del muscolo, sulla tonicità, sulla forma e sulla condizione. Un atleta dopo 10-12 giorni di riposo assoluto comincia a scadere nelle sue capacità di prestazioni atletiche. Adesso che riprendono, speriamo presto, devono avere la prudenza di fare carichi crescenti e non ripartire in quarta, altrimenti vanno incontro a traumi da sovraccarico come strappi e stiramenti. Si rischia di avere un’infermeria piena di atleti. Mi rivolgo non solo ai professionisti ma anche agli amatori”.
Riprendere la Serie A
“Iniziare a maggio? Sono molto ottimista. Bisogna tutelare la salute di tutti, non solo dei giocatori, dopodiché, quando l’ambiente è asettico in tutti i sensi a questo punto credo che è palese che si possa ricominciare in serenità”.
La mortalità nel personale sanitario
“Abbiamo raggiunto 80 colleghi che purtroppo sono morti. Questa cosa mi emoziona… Sono morti proprio per questa carenza di dispositivi. Se siamo in aereo e scende la maschera dell’ossigeno e vicino c’è un bambino piccolo la mamma metterà prima al bambino o la mette prima su sé stessa? La mette per prima perché poi è lei che deve proteggere il bambino. Ci vorrebbe un intervento esterno obbligatorio: tutto lo staff sanitario, parasanitario, tutti coloro che hanno questo ruolo devono avere una protezione. 80 morti sono veramente tanti, noi lavoriamo senza risparmiarci, ma dateci gli strumenti per poterlo fare. Un calciatore può essere Maradona, Messi, chi vi pare… Ma senza pallone non sono nessuno”.
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