Sport e Serie A ► Cosa cambia con il nuovo Dpcm

Allenamenti sì, allenamenti no; questo il dilemma che divide il calcio.
Il nuovo decreto annunciato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte fa entrare in crisi d’identità il campionato: l’inizio delle attività sarebbe previsto per la metà del mese, ma non trapela alcuna certezza, e anzi l’inizio del campionato potrebbe slittare ancora secondo l’avvocato Roberto Afeltra e il Prof Enrico Michetti con data prefissata a giugno: uno scenario che potrebbe ingarbugliare non poco il possibile calendario.

Ciò va in netto contrasto con le minori restrizioni per i runner e in generale per ogni attività agonistica all’aperto. Cambiano infatti le distanze percorribili (pur senza assembramenti) con l’annullamento della “prossimità all’abitazione”, ma non cambia la posizione sulle riaperture dei centri sportivi che al momento restano chiusi, inclusi quelli della Serie A.

Nel corso di “Radio Radio Lo Sport”, con Ilario e Francesco Di Giovambattista l’avvocato e il direttore della Gazzetta Amministrativa hanno analizzato i dettagli dell’ultimo provvedimento del Premier e le falle per quanto riguarda le attività sportive: ecco cosa hanno detto.

Roberto Afeltra: “Calciatori come i parrucchieri: decreto INAIL vero problema”

Quando si dice che i professionisti si possono allenare in modo individuale, non c’è una esclusione del fatto che si allenino a casa o nel centro sportivo. Con la lettera F e la lettera G dell’articolo 1 del Decreto del Presidente del Consiglio a mio avviso anche se individualmente, non a gruppi, i calciatori professionisti si possono allenare all’aperto. Non vedo per quale motivo si debba dire diversamente. Questa è la prova di come ci sia poco approfondimento e poca conoscenza all’interno del mondo del calcio professionistico delle leggi. A livello giuridico e amministrativo la realtà è questa.

Vogliamo dire quale è il problema serio su cui nessuno, da qualche giorno, ha messo le mani? Il famoso decreto INAIL che parifica i parrucchieri ai calciatori professionisti e obbliga quindi le società al rispetto della 626 e che impedisce ed impedirà, e ne sono sicuro su questo, fino al primo giugno se non cambia la norma a monte di poter avere gli allenamenti e giocare. Perché nessuno va a proprio rischio e pericolo contro quello che dice l’INAIL. Se non cade quel decreto come fanno i calciatori professionisti a uscire il 18 maggio quando sono parificati ai parrucchieri che devono aprire il primo giugno? Allora è vero o non è vero che l’unico modo per proporre, e non solo per protestare con la voce è quello di impugnare questo decreto eventuale sia dell’INAIL, sia il DPCM davanti al Tar? Perché le categorie che si lamentano – e hanno ragione di lamentarsi – non agiscono?”

Enrico Michetti: “Allenamenti? Ciò che non è esplicitamente vietato è legittimo”

Ciò che non è esplicitamente vietato è assolutamente legittimo. La regola esplicitata è la lettera D: è vietata ogni forma di assembramento di persone. Ma se c’è l’allenamento di carattere individuale questo può essere esplicitato nella massima tranquillità. Ha ragione l’Avvocato Afeltra.

Vi dico una cosa in più. Mi ha chiamato un Comune, il quale mi dice: ma se ci fosse un centro sportivo disponibile ci sarebbe la possibilità che soggetti che abbiamo rapporto negoziale con una società possano tornare ad allenarsi in maniera individuale?
Perché poi la responsabilità di tutto questo ricade sempre sui sindaci. Perché non è che se la prende il Governo. Si chiede al Sindaco di fare l’ordinanza contingibile ed urgente. Allora io ho detto al Sindaco: tu la puoi pure fare l’ordinanza contingibile e urgente ma fai attenzione perché poi c’è pure l’abuso di potere”.


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