Dal famoso “rischio 0” contrapposto agli “psicopatici” di fine gennaio, alla pericolosità dell’esodo da nord a sud del post 10 marzo, passando per i ripensamenti sulla durata della vita del virus sulle superfici o perfino nell’organismo dei nostri animali.
Insomma, non si può dire che per la scienza sia il periodo più fulgido dal punto di vista delle certezze, anche per questo la materia scientifica viene dibattuta da chiunque generando una sorta di discussione in stile agorà greca del periodo socratico.
La crisi d’identità del metodo sperimentale innescata dalla pandemia da coronavirus si riflette anche nei continui litigi (quando non insulti) tra virologi, come accaduto tra Giulio Tarro e Roberto Burioni nell’ormai celeberrima cinguettata al veleno su twitter. Questo non può certamente essere un motivo per ridurre la materia scientifica a mero relativismo, anche tenendo conto del fatto che la scienza progredisce proprio per dibattito, ma ad aggravare il tutto ci sono le innumerevoli fake news troppo spesso accreditate al web, ma che invece possono trovare spazio persino nelle trasmissioni mainstream.
Difficile bloccarne il corso, arduo interromperne il cammino fino ad arrivare di fronte alle telecamere più prestigiose, le fake news sono diventate man mano un potente strumento di propaganda, soprattutto quando si deve scartare la componente dell’errore dalla diffusione di queste ultime. La possibilità della malafede è da valutare in tal caso, come concordano nell’affermare Fabio Duranti e il Prof Enrico Michetti, direttore della Gazzetta Amministrativa.
Ecco cosa hanno detto a ‘Un giorno speciale’, con Francesco Vergovich.
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