Si rammenta che il permesso di soggiorno rappresenta il titolo che autorizza la presenza dello straniero sul territorio dello Stato italiano e ne documenta la regolarità.
A seguito del recente decreto la ministra avrebbe dichiarato: “… Da oggi, per la scelta di questo governo, gli invisibili saranno meno invisibili. Da oggi noi possiamo dire che vince lo Stato perché lo Stato è più forte della criminalità e del caporalato”.
I canali di regolarizzazione saranno due: l’emersione dei lavoratori in nero attraverso l’autodenuncia del datore di lavoro e il permesso temporaneo per coloro che ne avevano uno già scaduto.
Il decreto prevede che siano sospesi i procedimenti penali e amministrativi nei confronti del datore di lavoro e del lavoratore (ad eccezione dei procedimenti che riguardano il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione o dei minori, l’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro).
Il cosiddetto scudo penale, quindi, sarebbe volto a sanare le vicende penali ed amministrative dei patrocinatori del lavoro nero, dello sfruttamento … che però sino ad ora avrebbero impunemente operato senza che qualcuno li avesse mai beccati.
Comprendo la pressione di un fisco grottesco, comprendo che il lavoro dei campi sia scarsamente remunerativo, ma se proprio si fosse dovuto pensare ad un premio lo avrei francamente previsto per coloro che sino ad oggi hanno agito nel pieno rispetto delle norme sul lavoro.
Un colpo di spugna che cancella tutti i reati commessi e tutte le irregolarità fiscali ed amministrative derivanti da quei reati attraverso una salvifica autodenuncia capace di rimettere in un’istante tutti i peccati del passato, non lo trovo proprio corretto.
E poi, perché condonare soltanto quell’irregolarità e non altre?
Una sorta di amnistia. Un premio al demerito.
Come accade sempre in Italia. Perché chi si comporta bene ci rimette sempre.
Sui clandestini che lavorano i campi che trovino una loro legittimazione lo trovo umano e comprendo le loro sofferenze passate e presenti.
Il punto è un altro, ossia che se non sei in regola ci sarà pure un motivo.
Mi spiego meglio. Se io costruisco a dieci metri da un fosso, non basta dire che da oggi ciò che è irregolare diventa regolare. Perché se poi viene una piena e travolge la mia abitazione?
Regolarizzare ciò che è irregolare potrebbe provocare danni enormi se non si agisce per rimuovere gli ostacoli materiali che hanno indotto il legislatore a non autorizzare un’opera ovvero a non abilitare una persona.
I condoni in materia penale, amministrativa, civile, tributaria invitano sempre a non rispettare le regole e costituiscono un richiamo alla pratica illecita perché verrà il tempo in cui la stessa con un successivo condono verrà sanata.
Ed allora perché rispettare le regole, quando con un colpo di spugna chi non le rispetta viene trattato alla stessa stregua di chi quelle norme le ossequia?
Posso comprendere gli abusi di necessità determinati da chi attende tempi biblici per ottenere un permesso di costruire, che deve soggiacere talvolta al pagamento di mazzette per poter lavorare, che per piantare un palo ha bisogno di 500 autorizzazioni, di chi specula sul fatto che per realizzare qualcosa non devi saper fare bene il tuo lavoro di imprenditore, ma se per esempio se sei nel campo dell’edilizia, devi prima conseguire una laurea in giurisprudenza, una in contabilità pubblica, ed una in ingegneria soltanto per poter parlare con un funzionario pubblico.
Comprendo chi con una total tax al 70% deve reggere la concorrenza sleale del prodotto cinese, o fors’anche olandese.
Tutti poveri disgraziati, come i migranti. Soltanto che per il politicamente corretto i migranti sono sempre buoni e gli altri sempre cattivi.
Ma allora perché piuttosto che legalizzare una irregolarità, ovvero rendere lecito un reato, non si risolve il problema?
Basterebbe semplificare le procedure burocratiche mantenendo inalterate le tutele, ridurre le tasse, multare la concorrenza sleale, contenere gli esercizi usurari, favorire il mutuo soccorso di chi ha di più verso chi in questo momento ha di meno senza ricorrere a prestiti che poi magari già sai che non riuscirai ad onorare, avviare gli investimenti verso un ammodernamento delle infrastrutture ed una riconversione del paese alle nuove tecnologie pulite, offrendo quindi sviluppo e lavoro, e non sussidi a debito che un giorno ci renderanno schiavi.
Iniziamo a scrivere norme per l’Italia e non sempre per gli amici degli amici, con qualche briciola per i poveracci tanto per salvare la faccia e continuare impunemente a realizzare profitti.
Per poveracci intendo soprattutto coloro che nonostante tutto si comportano bene, che rispettano la legge e che viceversa ogni occasione è buona per mortificarne l’operato.
Enrico Michetti
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