L’Inter del triplete dieci anni dopo, il ricordo indelebile di Paolo Bonolis

L’Inter del ‘triplete’ dieci anni dopo. La notte magica del Bernabeu di Madrid, nella finalissima vinta 2-0 contro il Bayern Monaco, scolpita nella memoria dei tifosi nerazzurri. Quella Champions inseguita invano per tanto tempo e mai raggiunta, quella sera divenne dolce realtà per i ragazzi di José Mourinho. Da Julio Cesar a Lucio passando per Thiago Motta, Sneijder e il ‘Principe’ Milito.

Un giubilo irrefrenabile rievocato da un tifoso interista d’eccezione, Paolo Bonolis, intervenuto ai microfoni di ‘Radio Radio Lo Sport’ con Francesco Di Giovambattista, Zeljko Pantelic, Franco Melli, Alessandro Vocalelli, Stefano Agresti, Fabrizio Biasin e Luigi Ferrajolo.

L’Inter del triplete dieci anni dopo, il ricordo indelebile di Paolo Bonolis

Il ricordo

Io voglio ricordare l’Inter del ‘triplete’ con quelli sono arrivati ma anche con chi è andato via. Perché se ne andò un Ibrahimovic che voleva vincere la Champions assolutamente andando al Barcellona. Quella è stata una bella soddisfazione, perché l’abbiamo vinta noi poi. Io quella sera ero nel Vermont perché si sarebbe laureata mia figlia esattamente un’ora e mezza dopo il fischio finale. Ho visto la partita in un bar che ho trovato fortunatamente nel Vermont, perché lì non sanno nemmeno cosa sia la Champions. Ho trovato questo piccolo bar che per altro era di tedeschi. Davanti allo schermo erano tutti o con la maglia del Bayern o della Germania e io sembravo Nino Manfredi in ‘Pane e cioccolata’. Sono stati carini nei miei confronti, nonostante abbia esultato in maniera abbastanza volgare al primo goal di Milito perché mi ero mangiato delle cose che cucinavano lì; dei wurstel giganteschi, crauti e birra a non finire”.

 “Un disegno perfetto realizzato da quell’Inter”

Tra l’Inter di allora e quella di oggi sono epoche differenti. Allora si era riusciti a compiere una specie di disegno, anche se le prime pennellate di quella stagione non furono perfette perché perdemmo la Supercoppa con la Lazio per poi iniziare la cavalcata del ‘triplete’.  Adesso credo che l’Inter stia cominciando a dare, mi auguro, le ultime pennellate per creare una squadra con le potenzialità da protagonista su tutti i fronti. Quest’anno credo che Conte abbia lavorato bene. Non c’è stata una grossa buona sorte nel campionato. Ci sono stati parecchi infortuni, quindi la necessità di utilizzare alcuni giocatori nella maniera talmente eccessiva e alcuni di essi non più così giovani. Abbiamo cominciato a lavorare anche con un ragazzino come Esposito che ha una naturale e logica immaturità ancora per le grandi partite. Abbiamo giocato ancora con Borja Valero, voglio dire, perché c’è una rosa che purtroppo si è decimata strada facendo. Ma l’Inter credo si stia costruendo bene. Ora si tratta di sperare che le mille variabili che ti portano a confezionare una stagione straordinaria come fu quella nel futuro vengano fuori”.

“La sintonia di gruppo non si compra sul mercato”

Ma lì molte cose non le puoi comprare sul mercato. Molte cose nascono in una maniera indecifrabile, impalpabile. Questa sintonia tra giocatori, questa capacità di comprensione, questa mente alveare che un allenatore riesce a creare. Non è così facile. E’ stata una stagione indimenticabile perché proprio unica. Io credo che quando ci siamo qualificati dal girone eliminatorio con quel goal di Sneijder negli ultimi secondi, un segnale mi è arrivato. Come mi è arrivato un segnale quando ho visto, non so come è stato possibile, quella parata straordinaria di Julio Cesar al Camp Nou. Poi c’è il tuo pensiero che ti dice: ‘Ma no dai non è possibile che tutto questo accada’. Forse quel pensiero di impossibilità ci ha reso meno arroganti e ci ha fatto godere questa cosa con un’esplosione di gioia incredibile”.

L’Inter di oggi condizionata da troppi infortuni

Noi in questa stagione abbiamo perso contro due squadre eccellenti. Una perché ha una rosa formidabile come la Juventus, l’altra perché ha una amalgama eccellente che è la Lazio che ha trovato dei meccanismi e un allenatore formidabile che gioca con le ripartenze e che ha un giocatore in stato di grazia come lo spagnolo Luis Alberto. Ma nella partita contro la Lazio noi ad esempio abbiamo perso perché, non voglio dir delle cose, avevamo un titolare importante in meno e si è visto soprattutto sul secondo goal. L’Inter ha pagato dazio per gli infortuni nel corso di questa stagione. L’Inter può farcela certo. Bisogna vedere quando si ricomincia quali saranno le emotività delle squadre perché così come hanno terminato non è detto che ricomincino”.

L’addio a caldo di Mourinho

Io mi ricordo l’abbraccio tra Mourinho e Materazzi, nel garage credo, poco prima che salisse sulla macchina e se ne andasse. Devo dire la verità: se parliamo di sensazioni dico che in quel momento era tale l’euforia che poteva andar via chiunque ma non me ne importava nulla. Detto questo, ripensandoci dopo a sangue freddo, sì senza dubbio non è stata la ciliegina sulla torta. L’Inter ha cominciato a calare perché la società forse per un eccesso d’amore, Massimo Moratti è sempre stato innamorato dei suoi giocatori, non ha avuto il coraggio di dar via giocatori che altre società avrebbero strapagato e con quei denari ricostruire. Per affetto li ha mantenuti ma ormai erano appagati, non più giovanissimi e quindi si è persa economicamente una grandissima occasione”.


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