Monopattini, bonus per le vacanze, finti prestiti, sussidi a vario titolo: aiutano a sopravvivere, ma non a rilanciare il Paese.
Mantenere in vita la Pandemia, quando ormai a Roma ieri abbiamo registrato un contagiato covid ogni milione di persone, aiuta a mantenere in vita il Governo, forse allontana i problemi, ma sicuramente non li risolve.
Anzi mantenere prescrizioni così rigide come se fossimo dinanzi alla fase più acuta della peste bubbonica deprime l’economia e mortifica il lavoro.
Comprendo che sia una vera pacchia per chi il lavoro non lo ha mai amato, ovvero può permettersi di non amarlo, oppure che ha sempre provato invidia e disprezzo nei confronti di chi quel lavoro lo crea per se e per gli altri quotidianamente senza certezze per il futuro.
Per tali gufi il momento sembra davvero propizio per vedere le odiate categorie degli eterni precari sul lastrico.
Dopotutto la pandemia oltre a rendere addirittura più rilassante attraverso il lavoro agile il proprio impegno non ha scalfito minimamente gli stipendi di chi è saldamente ancorato alle mammelle dello Stato.
Anzi la Pandemia per qualcuno oltre allo stipendio il 27 del mese ha fruttato anche il bonus per le vacanze, il monopattino, e per alcuni addirittura un bonus ulteriore al salario se avessero continuato a lavorare nel periodo del lockdown!
Aver poi, garantito prestiti soltanto a soggetti solvibili e non anche a quelli che avessero un progetto credibile di solvibilità futura, significa aver garantito poco più di zero.
Significa aver garantito ciò che non aveva bisogno di garanzia e quindi, di aver speso niente … dopo aver declamato una “potenza di fuoco di 400 miliardi”.
La politica fanfarona poi, ha scaricato sulle banche il fallimento della misura attribuendo loro scarsa generosità, così coprendo invece una vergognosa falsità.
Le banche non avevano alcun interesse a non concedere i prestiti ma si sono limitate a rispettare la norma del Governo che tassativamente escludeva dal beneficio tutte le imprese a rischio con sofferenza conclamata (ormai purtroppo il 75% delle imprese italiane).
Allora si è addirittura pensato, su proposta delle opposizioni, di munire i bancari dello scudo penale.
Un esplicito invito ad aggirare la norma e quindi ad offrire soldi, magari, a chi sai già che non potrà restituirli, e perché no, ad alimentare truffe e bancarotte coperte dall’immunità penale e soprattutto totalmente a carico dell’erario.
Se vuoi aiutare le imprese in difficoltà lo fai con finanziamenti in parte a fondo perduto come peraltro, sta iniziando a comprendere anche l’Europa.
Ma tornando al tema iniziale. L’Irlanda è uscita dalla crisi soltanto perché ha abbassato le tasse sulle imprese e sul lavoro.
La Grecia no! Anzi ha irrigidito la propria pressione fiscale, pensando che il problema del Paese ellenico fosse, non un’economia morente, ma l’evasione fiscale.
La stessa favola che raccontano da anni anche in Italia.
Paradossalmente quelli che oggi sono sul lastrico sarebbero i maggiori artefici del disastro economico del nostro Paese.
Prima di fare l’Unione Monetaria in Europa avremmo dovuto prevedere la medesima pressione fiscale tra i diversi paesi aderenti.
Le nostre imprese oggi vanno in Olanda, sicuramente perché la legge glielo consente, ma soprattutto perché così non sono costrette a tentare di evadere od eludere il fisco per poter sopravvivere in patria dinanzi alla concorrenza sleale praticata candidamente dai nostri partner europei.
L’unica soluzione sarebbe avere in tutta l’Unione Europea la stessa pressione fiscale su imprese e lavoratori, almeno quelli senza garanzie, pari a quella olandese (oppure irlandese, se ne scelga una che valga per tutti), se poi questo non consentirà allo Stato, per un periodo di tempo, di pagare pensioni (calcolate con sistema retributivo) oltre ai tremila euro netti al mese o vitalizi da diecimila euro al mese, ovvero stipendi oltre i cinquemila euro netti al mese (che è dopotutto lo stipendio del presidente del Consiglio) a chi li percepisce come un orologio svizzero, “qualsitempo”, il 27’ giorno, beh allora c’è ne faremo una ragione.
Forse qualcuno avrà stretto un po’ la cinghia sul superfluo, ma avremo nel tempo salvato un’economia, senza elemosine o falsi aiuti, in un mercato non drogato dove allocare sempre più occupazione nei settori di prospettiva, privilegiando un ambiente sano ed una innovazione a supporto dell’essere umano e non in sostituzione di questo.
Sarebbe la vera solidarietà, quella prevista dell’articolo 2 della nostra Costituzione, anche se questo purtroppo farà accapponare la pelle ai potentissimi detentori dei diritti acquisiti e dei privilegi altrettanto acquisiti ed altrettanto inscalfibili.
Enrico Michetti