Il bomber con il sorriso stampato sulle labbra. Nicola Ventola, barese doc, è stato un attaccante forte e prolifico a cavallo tra gli anni novanta ed il duemila. Dal ‘San Nicola’ a ‘San Siro’ passando per Bologna e Atalanta. Oggi si scatena in simpatiche dirette sui social network con un altro uomo d’area di rigore: Bobo Vieri.
L’ex punta nerazzurra è stato l’ospite di giornata nel consueto appuntamento del venerdì con ‘FoodSport’ insieme a Matteo Raimondi, Ilario Di Giovambattista ed Enrico Camelio.
L’amicizia con Bobo Vieri e la popolarità social
“Con Bobo Vieri siamo amici amici da venti anni. Vi spiega come è nata la storia delle dirette su Instagram, perché è da ridere. Una sera vedo Bobo in diretta, mi accetta, cominciamo a parlare e praticamente parliamo di Kallon. C’eravamo fissati che volevamo chiamarlo. Poi abbiamo visto che tanta gente entrava, tutti facevamo profili fake di Kallon, lui chiamava questi Kallon e loro facevano chi la pernacchia, chi lo starnuto. La roba è nata un po’ così per gioco. Abbiamo capito che in questo momento difficile strappavamo un sorriso e facevamo bene anche a me perché sono solo in questo periodo. La cosa è diventata virale, anche perché tra noi ci conosciamo. Sono intervenuti grandissimi campioni e passiamo un po’ il tempo così.
Il dato che ci sciocca è che quando chiudi la diretta di Instagram, vedi il totale, e abbiamo raggiunto anche 570mila persone. Ripeto, noi lo facciamo per far star bene le persone in questo periodo. Stiamo facendo numeri incredibile col sorriso e con aneddoti di calcio e di spogliatoio. Molte volte tra noi non c’è un giornalista che magari ti può incutere terrore alcune volte. Tra di noi non guardiamo i numeri che ci sono ma parliamo come fossimo nello spogliatoio. Quando è venuto Cuper ci massacrava con i 1000 metri e il ‘Cino’ aveva capito, quando non ce la faceva, che scorciatoia fare tramite i cespugli. Però ‘Cino’ non aveva bisogno alcune volte di correre tanto; era magico col suo sinistro.
La parentesi Inter
Quando sono arrivato il primo anno all’Inter, l’anno di Baggio e Pirlo che c’era già Ronaldo, io sono partito bene. Avevo cinque partite e cinque goal in campionato, tre in Champions League. Poi c’è stato l’infortunio ed è arrivato Bobo l’anno dopo e quindi ho deciso di andare a giocare. Ho fatto Bologna, Atalanta e poi sono ritornato con Cuper dove siamo entrati secondo me nel cuore dei tifosi interisti, proprio quell’anno lì dello Scudetto che abbiamo perso a Roma con la Lazio il 5 maggio. Abbiamo giocato tantissimo io e Kallon ed eravamo primi in classifica la prima parte di campionato. Poi anche perché c’era Bobo che aveva fatto solo 24 partite, Ronaldo aveva dei problemi, Recoba era stato squalificato per i passaporti.
Vieri nei calci d’angolo, con Di Biagio che andava sempre sul primo palo, lui diceva ai difensori avversari: occhio che Gigi va sempre sul primo palo. E Gigi lo guardava: a Bobo ma che mi stai prendendo in giro che stai dicendo. E Bobo rispondeva: Gigi, tanto pure se lo sanno, te fai sempre goal sul primo palo. Un giocatore lo giudico anche la domenica, ma le cose che ho visto fare da Ronaldo il brasiliano in allenamento… cioè anche lui, se fosse stato più professionista come il Ronaldo attuale, avrebbe stra-fatto ancora meglio. Io vedevo in allenamento, quando aveva la luna positiva, faceva tunnel a Taribo West a Bergomi che poverino era al suo ultimo anno. Li massacrava a tutti, e quelli sapevano che passava la palla tra le gambe, faceva delle robe assurde in allenamento.
Il capodanno con Ronaldo
Poi con Ronaldo sono andato in Brasile a capodanno. Arriviamo all’aeroporto e dall’aereo ci vengono a prendere. Io mi ero distratto e mi trovo già a casa di Ronaldo. Gli dico: Ronnie ma qua come funziona? Il passaporto non ce l’hanno controllato. Lui dice: qua sono come il Papa non ti preoccupare. Oltre ad essere un fenomeno, era un bravissimo ragazzo, uomo spogliatoio, sempre col sorriso, positivo in tutto.
“Quando Cassano rubò un pullman”
Forse all’inizio facevo arrabbiare mister Fascetti. Io comunque per il Bari ero un capitale, sapevo di essere venduto, e molte volte il mister era un po’ troppo duro con me. Addirittura mi diceva, prima di un Bari-Inter, mi ha fatto tagliare i capelli perché il mio ciuffo gli dava fastidio altrimenti non mi faceva giocare. La gestione, per quanto mi ha massacrato, però è stata perfetta. Io di Cassano ricordo una roba assurda. Lui aveva 12 anni e io 16. Ero tra Primavera e prima squadra e di Cassano già parlavamo tutti; sapevamo che era un fenomeno. Un giorno non si trova il pullman dei ragazzi degli Esordienti. Dove sta il pullman? Dove sta il pullman? Antonio aveva fatto lo scherzo, aveva preso le chiavi del pullman ed era partito. Chi se lo scorda. Quando mi chiedono: perché non fai l’allenatore? Avere a che fare con 20 campioni, soprattutto nelle grandi squadre, è difficile la gestione. Ti viene il mal di testa secondo me. Anche Fascetti, col suo carattere, in una grossa squadra avrebbe fatto fatica. Devi avere tutto. Essere un bravo allenatore ma essere un bravo gestore.
Nicola Ventola in cucina
Cucino maluccio, faccio le cose essenziali. Non sono un grandissimo cuoco, però ho la fortuna di mangiare, essere un buongustaglio e non ingrassare. Quando ho smesso di giocare a pallone ho subito fatto il commentatore sportivo. L’ho fatto per Sky un anno e mezzo, poi sono andato negli Emirati Arabi. Prima che subentrasse il Qatar tutto il mondo arabo e il Nord Africa per vedere le partite delle qualificazioni agli Europei, al Mondiale, l’Italia e la Spagna vedevamo me. Tornando in Italia, per motivi familiari, è sempre un pochino più complicato. La meritocrazia è un po’ più complicata alcune volte, però sono contento di questo percorso ed è quello che mi piace fare: commentare e analizzare calcio.
Io sono pienamente soddisfatto di quello che ho fatto per quello che mi è capitato. Il sorriso mi viene dalle disgrazie, oltre ad aver perso mio papà a venti anni con una brutta malattia anche lì vieni fuori rafforzato. Devi sorridere alla vita. L’ho sempre insegnato a mio figlio che non ha avuto il piacere di conoscere suo nonno. Negli infortuni, vedevo sempre la luce perché sapevo che ce la potevo fare. Nove interventi son tanti e, per quello, ti dico che non ho nessun rammarico. Mi è mancata solo la Nazionale. Lo so che potevo stare a livelli più alti; nella mia Under 21 in cinque hanno vinto il Mondiale. Gattuso, Pirlo, Buffon, Zambrotta e Perrotta. Però contro il fato non si può litigare”.
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