Coronavirus, la scienza fa a pugni ► Cecchi Paone: “Mai visto un delirio simile, è una rissa continua su tutto”

Coronavirus clinicamente morto“, dice il Prof. Zangrillo; “no, il covid circola ancora“, ribatte Richeldi, del comitato tecnico-scinetifico, e così via fino a che non si tocca un altro tema, arrivando ancora una volta a una nuova contrapposizione, con nuovi esponenti.
La scienza, è vero, procede per contraddizioni, ma il match di questi giorni tra gli scienziati tutti lascia di stucco soprattutto chi di scienza ne parla e vive come il giornalista Alessandro Cecchi Paone.

Esterrefatto e confuso, un po’ come tutti, dal dualismo che si è creato tra i clinici, ovvero coloro che vivono la terapia intensiva, e i virologi, il cui oggetto d’interesse è più la malattia che il malato.
A ‘Lavori in Corso’ Cecchi Paone ha dato questa chiave di lettura a Stefano Molinari e Luigia Luciani, non risparmiando dure critiche al comitato tecnico-scientifico.
Ecco il suo intervento.

Coronavirus, la scienza fa a pugni ► Cecchi Paone: “Mai visto un delirio simile, è una rissa continua su tutto”

Un delirio come questo io non l’ho mai visto e sentito, succede che nella scienza ci siano ipotesi e tesi diverse, ma una rissa continua su tutto è una cosa che non si era mai vista ed è un danno tremendo per la scienza a cui dedico la mia vita.
Qui c’è uno scontro tra i clinici, come Zangrillo e Bassetti che hanno curato i pazienti di Covid-19 nelle terapie intensive, ne hanno salvati in gran parte e hanno accompagnato alla fine i più compromessi e i più anziani, e loro dicono “per noi non c’è più la malattia perché i reparti sono vuoti”.

Epidemiologi e virologi rispondono invece: “Noi non ci occupiamo dei malati, ma della malattia, sappiamo che il virus non è mutato, nessuno ha fatto delle analisi che hanno detto che il virus è morto o più debole”.
Adesso c’è quindi questa guerra tra clinici ed epidemiologi, con i primi che dicono di essere in corsia a differenza degli altri che a loro detta sono personaggi di potere.

Effettivamente le due posizioni di Zangrillo e Richeldi possono convivere, e io sono favorevole dal punto di vista della statistica medica alla seguente tesi: in generale le epidemie scompaiono da sole. E’ sempre successo con Sars, Mers e tante altre. A un certo punto finiscono e nessuno sa esattamente perché.
Io credo però anche che abbia ragione il comitato tecnico scientifico a dire che il lockdown a cui tutti ci siamo sottoposti ha limitato i danni e ha secondo me abbreviato la vita del virus. Cioè senza i due mesi di chiusura saremmo ancora a combattere.

Sui 109mila accessi paventati in terapia intensiva non è la prima toppa del comitato scientifico. Li ho criticati duramente anche per esempio per il fatto che non hanno previsto donne all’ interno, che è gravissimo, non solo per uguaglianza di genere, ma perché non essendoci le donne si sono dimenticati i bambini: erano tutti vecchi maschi che a riguardo non avevano nessuna sensibilità.
Non c’erano poi psicologi o scienziati: io li avevo chiesti a febbraio e ora c’è un’ondata di malessere psicologico e mentale in Italia enorme come contrappasso.
Infine non c’erano i clinici, questo spiega anche la loro battaglia contro un comitato “di potere”.

In Italia purtroppo anche scienza e medicina vengono lottizzate, non dimentichiamo che grandi scienziati se ne vanno perché non fanno parte di grandi cordate o famiglie.
E’ uno dei mali italiani
“.


ISCRIVITI AL NOSTRO CANALE YOUTUBE

LEGGI ANCHE: