Tornerà anche il tennis. Le racchette sono pronte a riprendere in grande stile. Il panorama italiano, dopo tanti anni di apparente oblio, è finalmente tornato a brillare anche in ambito maschile. Matteo Berrettini e Fabio Fognini sono ormai delle garanzie nei piani medio-alti del ranking mondiale. All’orizzonte però comincia ad affermarsi un gioiellino tutto da scoprire: Jannik Sinner.
Uno sguardo al futuro ovviamente con le attese per la sospirata ripartenza. Cosa bisognerà attendersi dopo tre mesi di stop per l’emergenza Covid? Massima attenzione, secondo l’opinione degli esperti, dovrà essere dedicata al serio e concreto pericolo di infortuni. Le motivazioni e la voglia di trovare giuste indicazioni per migliorare i colpi saranno certamente essenziali nel momento in cui si inizierà a fare sul serio. Tanta curiosità anche verso i big di questo sport. Riflettori puntati dunque su Federer, Djokovic e Nadal.
Il tennis al centro del dibattito nel consueto appuntamento del venerdì con ‘Food Sport’ sulle frequenze di Radio Radio. Ospiti graditi i due allenatori Riccardo Piatti e Vincenzo Santopadre con il giornalista Sky Stefano Meloccaro. In studio Francesco Di Giovambattista, Enrico Camelio e Stefano Agresti.
Riccardo Piatti racconta l’alba sportiva del piccolo fenomeno Sinner
“Sicuramente è una situazione molto strana. Credo che la normalità tornerà dopo sei mesi quando tutti i giocatori avranno preso il ritmo. Giocheranno tanto e bisogna stare attenti soprattutto agli infortuni.
Jannik Sinner è venuto per la prima volta quando aveva 13 anni a Bordighera. Avevo visto questo ragazzino l’anno prima in un torneo a Milano. Quando ho visto Jannik ho cominciato a ragione col cuore perché era il tipico giocatore che piaceva a me. Cercava di produrre lui gioco e quindi mi interessava tantissimo ed era molto attento al lavoro. Strada facendo ho capito come lui ragiona. Ha fatto delle ottime cose, ma la strada per lui è ancora in salita. Non è così scontato che arrivi come Matteo. Berrettini per Jannik è un grande esempio”.
“Io per un anno ho dato una mano a Fabio Fognini. E’ un giocatore di grande talento ed è stato uno degli italiani che ha investito molto su se stesso. E’ andato a Barcellona e ha sempre lavorato con ottimi allenatori. Senza dubbio è vantaggioso allenarlo”.
Meloccaro: “Berrettini e Sinner due piccoli fuoriclasse”
“Noi della nostra generazione, a costo di ripetermi, siamo tutti figli di Adriano Panatta. Avevo il suo poster in camera. Tutti noi, nati verso la metà degli anni sessanta, se giochiamo a tennis lo dobbiamo al ciuffo di Panatta. Sinner e Berrettini sono veramente due piccoli fenomeni. Due giocatori che hanno fatto della stagione 2019 una stagione memorabile per il tennis italiano. Entrambi, per motivi diversi, hanno fatto cose che non vedevamo da un cinquantennio. Immaginare all’inizio che Berrettini avrebbe fatto le ATP Finals, ma neanche nei nostri sogni più reconditi. Esattamente come per Sinner, pensare che avrebbe fatto tutti quei piccoli record che ha fatto era inimmaginabile all’inizio della stagione. Il materiale umano è molto buono ma direi che si sono affidati a due allenatori che meglio di così non potevano pescare. Oggi, rispetto al passato, abbiamo capito che dritto e rovescia probabilmente lo puoi imparare con gli anni mentre invece la mentalità, la testa, la voglia di soffrire, di lottare, di ragionare e di allenarsi quelle non si insegnano o si insegnano molto meno”.
La crescita esponenziale di Berrettini spiegata dal coach Santopadre
“Sicuramente è un momento particolare. Sono molto curioso e penso che anche i giocatori dovranno essere curiosi di mettersi alla prova. Io parto dall’idea che la migliore caratteristica del tennista debba essere quella dell’adattamento. Qui vedremo chi nella quarantena ha lavorato per trovare qualche spunto per migliorarsi. Io parlo per Matteo Berrettini e l’ho trovato bene. L’ho trovato volenteroso e pronto per ripartire. Matteo da giovane era un po’ conservatore come gioco. E’ un ragazzo molto equilibrato e posato. Però la cosa che mi ha colpito di lui è il modo di ragionare, la sua volontà, determinazione, ambizione a migliorarsi. In questo mi piace pensare che sono abbastanza simili, pur essendo diversi, Jannik e Matteo. Mi sembra anche che tra i due ci sia buon feeling”.
“Ho un debole per Fognini. Perché mi piace come persona e mi spiace che tante volte viene eccessivamente criticato per il suo modo di reagire alle difficoltà in campo probabilmente non è dei migliori. Lui è consapevole di avere queste difficoltà e prova a lavorarci. A livello di talento pure nel colpire la palla come tempi, equilibrio a me piace tantissimo come gioca”.
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