“Il Modello Italia”, così si autoincensava il governo del nostro Paese a reti unificate attraverso continui proclami e con il sottotitolo della Protezione Civile che non ci ha mai abbandonato e che ancor oggi non smette di reiterare richieste in denaro ai presunti pandemici.
Peggio di noi è riuscita a fare soltanto la Spagna in proporzione al numero di abitanti e come noi forse soltanto l’Inghilterra.
Per cui secondo i dati ufficiali, quindi al netto della propaganda, putroppo, il Modello Italia sarebbe stato tra i peggiori al mondo a meno che non si vogliano confutare tali dati.
Abbiamo maledetto e criminalizzato Bolsonaro che ad oggi ha gli stessi morti dell’Italia ma a fronte di 200 milioni di cittadini, come del resto abbiamo detestato gli svedesi che comunque in proporzione hanno avuto meno morti di noi.
Ma entrambi questi Paesi hanno scelto di continuare a vivere senza distruggere le proprie economie e senza terrorizzare i propri cittadini.
Probabilmente delle misure andavano adottate laddove il fenomeno si è rivelato particolarmente acuto soprattutto nell’approvvigionamento degli ospedali al collasso.
Non si può salire sul palco ed autopromuoversi pubblicamente quando negli scantinati giacevano decine di persone affette dal terribile morbo a fronte di qualche bombola d’ossigeno.
Sentire che la prassi fosse di staccare la bombola dall’anziano ottantenne ancora in vita per trasferirla al più giovane avrebbe dovuto aprire al silenzio e non ad una menzoniera e speculativa vanteria.
Lo racconta un ex deputato beneficiario della bombola che sarebbe stata tolta ad un anziano rannicchiato sul letto che ancora respirava.
Scelte sottaciute da un governo troppo intento ad autoelogiarsi ed ad inondare, a chiacchiere, i cittadini con bordate di miliardi.
Il Paese ferito ha accettato gli arresti domiciliari, si è lasciato privare di tutto, ed ha atteso impotente che la buriana passasse.
Non paghi di tale flagello a fronte di una economia morente hanno sferrato un’attacco mortale alla psiche del popolo recluso con un bombardamento mediatico, monotematico, a tappeto, incessante, che neanche la Stasi (polizia segreta della ex Germania Est) avrebbe potuto perseguire in maniera così asfissiante ed ossessiva che aveva il suo apice quotidiano del terrore alle ore 18, quando veniva declamato il necrologio dalla Protezione Civile che sembra quasi che altro non facesse salvo chiedere soldi ad minutum.
Questo è stato il “Modello Italia” in cui persino il panettiere non crede più alla scienza dinanzi ad un spettacolo indegno di loschi figuri, cinici spietati e carrieristi che sono riusciti a dire tutto ed il contrario di tutto, a prefigurare scenari apocalittici, a prescrivere pandemie per i prossimi dieci anni, a negare persino l’evidenza, talvolta pur di farsi pagare il cachet.
La scienza e la politica rappresentano qualcosa di assolutamente nobile
Non vi fate ingannare da chi evoca la scienza impropriamente per dispensare ricette farneticanti o soluzioni opportunistiche, degne della televendita e non del circuito scientifico.
Lo scienziato si pronuncia soltanto a valle di una scoperta. E la scoperta per definirsi tale deve essere certa, perché testata e confutata, soprattutto all’esterno.
La scienza quindi, per definizione è certezza perché, di norma, ciò che postula non è sconfessabile l’istante successivo.
Immaginate se l’esattezza delle formulazioni di Galileo o di Newton potesse essere facilmente smentita da successive evidenze palpabili persino dalla bocciofila di San Pancrazio.
Il problema quindi, non sono la scienza e la politica ma coloro, molto spesso cinici impostori, che pretendono fraudolentemente di impersonarle.
Che giudizio dare di un governo che ancora oggi, a pandemia pressoché finita ancora affligge i commerci di prescrizioni ormai inutili e devastanti a fronte di un’economia già pesantemente mortificata?
Semmai alcune di tali prescrizioni il governo avrebbe dovuto adottarle a monte, a gennaio, a febbraio per evitare di chiudere le attività produttive.
Il 4 di maggio, data della riapertura, pseudo scienziati ammessi, a piene mani, al circolo delle verità apodittiche (che si debbono accettare per fede) ancora definivano la “scarcerazione degli italiani” una misura folle che se attuata il mese successivo, e precisamente l’8 di giugno, avrebbe richiesto l’impiego di 151.000 posti in terapia intensiva.
Decorso oltre un mese dalla “liberazione”, dopodomani sarà il fatidico 8 di giugno ed i posti impegnati in terapia intensiva sono circa 300, peraltro in costante discesa.
Nel frattempo la politica del terrore continua ad imperversare, nonostante a luglio avremo probabilmente contagi zero.
Prova ne è che un ministro, particolarmente illuminato, già prefigura per settembre nelle scuole bambini “distanziati e confezionati in enormi buste di plexiglass” !?
Dove non poté la stoltezza, giunse la follia umana
La testa conta quanto il corpo. Il bene fisico conta al pari di quello psichico.
Sembra che questi signori abbiano fatto danni soltanto all’economia… siete in errore !
I danni peggiori li hanno provocati alla testa ed al cuore delle persone.
Quando c’è una difficoltà chi ha compiti di alta responsabilità politica, sociale, economica … non si deve mai fermare perché la responsabilità del ruolo che si sceglie di svolgere lo impongono.
Ecco perché il Parlamento non sarebbe mai, e poi mai, dovuto andare in quarantena.
Il rispetto per le istituzioni ed il giuramento di difenderle ad ogni costo, non vanno soltanto declamati per salire sullo scranno dei privilegi, ma vissuti e dimostrati soprattutto nelle emergenze.
Altrimenti avremmo eletto dei “conigli profittatori”.
Chi è al comando di un’imbarcazione e ne indirizza il timone dinanzi al pericolo non può pensare di mettersi in salvo per primo abbandonando la nave ed i passeggeri a se stessi.
Persino la serie A di calcio non si sarebbe dovuta interrompere
Non per ragioni economiche, ma per ragioni sociali.
Avrebbe contribuito ad allentare la pressione costante del morbo mediatico sul popolo recluso, una sorta di laser teso a dilaniare il cervello delle persone.
Bartali a quarant’anni veniva tutte le sere sollecitato dall’allora Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi a sfinirsi pur di vincere il Tour di France perché avrebbe contribuito, dopo l’attentato a Togliatti, a salvare il Paese dalla guerra civile. Come del resto i ciclisti del Giro d’Italia che correvano verso Trieste nonostante le fucilate a cui erano esposti per contribuire a salvare quella parte dell’Italia ancora in predicato, e pretesa con la forza dalle truppe del Maresciallo Tito.
Come del resto adottando ogni cautela non si sarebbe dovuto arrestare l’asse portante del nostro sistema produttivo.
Perché un Paese non sopravvive di elemosina straniera (fondi comunitari a vario titolo …) ma di visione, progettualità e lavoro che rende un popolo libero e dignitoso, in grado di determinare gli eventi che lo riguardano e non di subirli piangendo ai piedi degli usurai, accampando pretesti e delegando le decisioni politiche a fantomatici esperti (non bastavano i pseudo scienziati).
Medici, infermiere, forze dell’ordine… spesso per quattro spicci, non sono scappati come “conigli” (nel pieno rispetto dell’animale), hanno continuato a rendere il proprio nobile servizio soprattutto nel momento delle intemperie, soprattutto per rispetto di se stessi, nella piena consapevolezza dall’importanza del loro ruolo.
Loro hanno rischiato e non hanno pensato di mettersi al riparo.
Pensate che loro non abbiano avuto paura?
E se avessero fatto come tutti gli altri?
Tra coloro che hanno ruoli importanti nel campo politico, in quello sociale ed in quello economico… gli opportunisti li riconosci subito perché li vedi soltanto quando si tributano gli onori o quando c’è qualcosa da riscuotere, le persone perbene invece, le vedi sempre. E sopratutto noti la loro presenza nei momenti di difficoltà.
Il riparo lo hanno preteso invece, i parlamentari, che sembrano spuntare soltanto nei momenti di elargizione di prebende e onori, i calciatori, di cui il governo già ne prepara la fuga al primo contagio.
Sui poveri lavoratori, sopratutto i precari e gli autonomi, stendo un velo pietoso, per come sono stati blanditi da promesse menzognere, ovvero dimenticati, oppure afflitti da vere e proprie angherie che pur di lavorare accettano.
Ma il danno peggiore riguarda la testa ed il cuore della gente, resa inaffettiva, distante e che adesso, plagiata a dovere, addirittura vive con preoccupazione il contatto umano.
Enrico Michetti