Zangrillo, persino ciò che è evidente agli occhi non basta per fare scienza


Naturalmente ho grandissimo rispetto, anche in qualche maniera ammirazione per il dottor Zangrillo che è primario al San Raffaele di Milano e che con il suo lavoro ha onorato la professione di Ippocrate. Dunque nulla da dire su questo. Non è però uno di quei operatori che poi mette i suoi risultati a disposizione della ricerca scientifica se non empiricamente, come fanno tutti quanti gli operatori.

Cosa voglio dire con questo? Quello che tu osservi nel tuo ospedale, nella tua clinica, ma anche addirittura nella tua città non è sufficiente per descrivere quello che sta accadendo in generale a un fenomeno che ha riguardato tutti. Laddove anche fossero tanti coloro che registrano la stessa opinione di Zangrillo, e per adesso abbiamo soltanto lui, per avere un senso scientifico deve essere raccolto sotto forma di dati che con una metodologia sicura vengono interpretati e pubblicati.

A quel noi possiamo sapere che le cose, dal punto di vista scientifico, sono andate realmente così. Non ci sono manipolazioni in questo trattamento di dati. E’ esattamente lo stesso che ha permesso ai grandi scienziati e ai geni di ottenere grandi risultati, più importanti anche quando questi risultati erano contro il sentire comune cioè contro il ‘mainstream’ cosiddetto.

E’ capitato ad Einstein ed è capitato a tanti altri. Dunque è quello che dobbiamo valutare se vogliamo andare alla verità fattuale, cioè quella scientifica. Il virus che contagia gli esseri viventi è un fatto scientifico perché soltanto in quella maniera può essere trattato. Altra cosa sono invece le decisioni politiche e di gestione che vogliamo prendere. Quelle sono lasciate naturalmente alla politica che decide o non decide di appoggiarsi alla scienza.
Tutti gli Stati hanno un Comitato Tecnico Scientifico.
Tutti gli Stati decretano la fine della pandemia quando, come avrebbe detto il mitico allenatore della Sampdoria Boskov, l’ultimo caso è finito, non c’è più, quando l’ultimo paziente è dimesso, quando non si registrano più morti.

Ma qui però c’è dietro qualche altra cosa. In questo caso si può assomigliare anche a quelli che vedono complotti dappertutto. Quale sarebbe la ragione per cui qualcuno vuole tenere accesa la fiamma dell’epidemia? Nessuna.
Perché siccome sono fenomeni temporanei e passeggeri, anche se possono avere e avranno purtroppo ricadute, finiscono e dunque nessuno ci guadagna granché su un tempo medio-lungo. Un mese di più? Una settimana di più? Non cambia niente dal punto di vista di quella che è la gestione di uno Stato o di una Regione. Per questo in tutti i paesi del mondo ci si comporta nella stessa maniera.

C’è però un fatto negativo. Muoversi in quella maniera per chi è opinione pubblica fa sembrare che gli scienziati abbiano tante voci diverse e che siano come galli in un pollaio. In realtà le differenze sembrano essere più di grado che non di genere tra gli scienziati a proposito della pandemia.  
Altra cosa sono le evidenze che abbiamo tutti noi sotto gli occhi. Quelli parlano per noi ma non fanno scienza oggettiva.

GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi

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