L’Italia compie un piccolo passo verso l’uguaglianza di genere. La spinta viene dalla Camera dei deputati, dove nelle ultime ore è stato depositato un disegno di legge che prevede il carcere fino a 4 anni per chi “istiga alla violenza omofobica”.
Erano almeno venticinque anni che si aspettava una norma del genere, la prima volta ci aveva provato Vendola nel lontano ’96. E seppure il provvedimento possa essere ritenuto al passo con i tempi, non sono mancate le reazioni più controverse da parte dell’ala conservatrice del nostro Paese.
In risposta alle perplessità, come quelle manifestate dal senatore della Lega Simone Pillon o dalla Conferenza Episcopale Italiana, è intervenuta ai microfoni di Luigia Luciani e Stefano Molinari la deputata Laura Boldrini. Autentica paladina dei diritti civili e portavoce delle istanze dei cittadini soggetti alle diverse forme di discriminazione.
Ecco il commento di Laura Boldrini a “Lavori in Corso”.
Intoccata la libertà di espressione
“Il testo che è stato adottato nasce da 5 proposte di legge. Si occupa solo delle condotte, non tocca in alcun modo la libertà di espressione e di pensiero. Se uno vuole dire ‘a me non piacciono le coppie omosessuali’ non commette alcun reato. Altra cosa è dire ‘a me non piacciono le coppie omosessuali, chi le incontra le deve prendere a bastonate’.
Qualcuno è arrivato a dire che promuove la pedofilia. Una cosa infamante, c’è una disinformazione su questa legge come raramente ho visto.
Da venticinque anni attendiamo questa legge. La prima volta ci pensò Ventola nel ’96. Sono passati tutti questi anni, mentre gli altri Paesi dell’Unione europea hanno seguito le direttive legiferando sulla materia”.
La reazione della Chiesa
“Mi è dispiaciuto per la Conferenza Episcopale. Uscire prima che noi avessimo depositato il testo significa aver recepito delle informazioni false e averle fatte proprie. Spero che possano capire che noi non vogliamo in alcun modo limitare la libertà d’espressione.
Ma non si può dire che il fenomeno non esiste. Perché sennò alterano la realtà. “Chi sono io per giudicare” disse una volta Papa Francesco? Allora come può la Cei entrare a gamba tesa in questo modo? Secondo me sono stati male informati”.
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