A volte ritornano. Ci sono certe battaglie politiche che non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Nel caso specifico era da un po’ che non si affrontava in sede parlamentare il tema della legalizzazione delle droghe leggere, con particolare riferimento alla cannabis.
Si tratta di un tema mai scomparso dalla circolazione. Una di quelle battaglie radicali (perse) risalenti alla stagione riformista degli anni ’70. A riportarla nuovamente in auge ci hanno pensato di recente un gruppo di sedici parlamentari tra Pd, M5S e +Europa che hanno avviato la coltivazione per poi autodenunciarsi sui social nell’ambito della campagna Meglio Legale.
Allo stesso modo è passato all’azione pure un giovane attivista, Matteo Mainardi, membro di giunta dell’associazione Luca Coscioni e coordinatore della raccolta firme sulla legge popolare “Legalizziamo!”. Infatti cambia la sigla, ma non l’obiettivo in comune per una partita da giocare dentro e fuori il Parlamento.
Il 25 giugno Mainardi ha volutamente portato in piazza una piantina di cannabis, è stato fermato e portato in Questura. Per questo spera di essere processato, portare in tribunale le proprie convinzioni e fare così giurisprudenza. Intanto è stato ospite in studio di Luigia Luciani e Stefano Molinari per raccontare le finalità del suo atto di disobbedienza civile.
Ecco il parere di Mattero Mainardi a “Lavori in Corso”.
“Il 25 giugno ho portato la mia piantina di cannabis in piazza. L’ho chiamata “Futura”, nell’attesa di una legge che prima o poi arriverà. Ora spero che inizi un processo nei miei confronti.
E’ una normalissima pianta come può essere il prezzemolo o il peperoncino. Ha questo piccolo problema che crea della sostanza drogante. Sono ormai trent’anni che abbiamo leggi durissime verso chi coltiva cannabis.
Parliamo sempre dei soldi delle narco-mafie. In realtà c’è un’altra cosa che è importantissima: la sicurezza delle persone. Abbiamo il migrante che arriva ed entra subito in questo circolo di criminalità. Spesso perché non ha altro da poter fare. Oppure dei ragazzi che si trovano nelle mani della criminalità diventando dei dipendenti.
Se io compro una sostanza in piazza, all’interno ci trovo polveri di piombo, lacca e lana di vetro. Sostanza pericolosissime una volta accese e fumate”.
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