I dati non mentono mai, ma è pur vero che ci sono dati e dati.
Bisogna innanzitutto vedere chi li fornisce, chi li commenta e soprattutto come interpretarli: anche questo è bene che lo faccia un economista come Pietro Paganini, docente della Temple University di Philadelphia al quale abbiamo chiesto come valutare i numeri in ribasso non solo della pandemia, ma anche e soprattuto dell’epidemia che sta colpendo i settori economici del nostro Paese.
E’ di oggi la notizia fornita dalla Banca d’Italia secondo cui le banche avrebbero fatto più credito alle imprese, che pure fatturano meno e che prendono attualmente addirittura di più delle famiglie dagli enti bancari.
A ‘Lavori in Corso’ Paganini ha spiegato tutti i dati attuali di un’Italia a stecchetta, impegnata a fare provviste per un autunno che si prospetta più che mai avverso.
Ecco il suo intervento.
“Ci sono le grandi bugie, poi c’è la statistica e in questo caso “dipende da come si leggono i numeri” come diceva un vecchio sindaco di Londra, Disraeli.
Siamo contenti che i numeri siano positivi perché significa che abbiamo riaperto rispetto al mese precedente, il dramma è che sull’anno prima siamo negativi, quindi in una situazione molto grave. Ancor più grave il fatto che ci sono i corvi sul periodo autunnale, quindi la grande sfida sarà lì.
I numeri negativi
Penso a quelli che sono in cassa integrazione, che per fortuna lo sono, ma che significa anche che portano a casa molte meno risorse.
Un numero preoccupante sull’anno e in particolare su primi sei mesi è che il fatturato delle cosiddette Spa o Srl è quasi sotto del 18% in zone a sud di Roma, o come il nord-est che sono assolutamente produttive. Significa che le nostre industrie non stanno lavorando.
Italia, bene con la sanità, ma con l’economia…
Mi auguro che intervengano il decreto Rilancio o il decreto Semplificazioni e che siano più positivi di come si prevede.
Proroga stato di emergenza? Non è un segnale positivo che si sta dando. Certamente l’Italia sta facendo meglio di altri paesi nella gestione sanitaria, ma dal punto di vista economico in Europa siamo sicuramente quelli che pagano il prezzo più alto. Va detto che le ragioni non sono solo da ricercare nel Covid. Rifugiarsi nel Covid è purtroppo una scusa. Andavamo già molto male prima e il virus ha accresciuto questa nostra debolezza.
Soldi europei? Facciamo i conti senza l’oste
Attualmente facciamo i conti senza l’oste. Possiamo sperare che i soldi arrivino dall’Europa, ma non è che l’Europa è infinita. Oggi la Banca d’Italia ci dice che le banche hanno fatto più credito alle imprese, che è una notizia quasi positiva. Ma rispetto a gennaio e febbraio ha fatto molto meno credito alle famiglie, siamo sotto il 2%, quindi purtroppo la realtà è che non c’è da essere felici.
Sconti fiscali inspiegabili alle multinazionali
Visto che sia le aziende, che i governi, che la politica hanno furbeggiato, io credo che sia necessario ad oggi avere una web tax in Italia. Queste aziende oggi non pagano le tasse.
Un altro problema che abbiamo denunciato con dei colleghi della LUISS negli ultimi mesi è che ci sono delle multinazionali (penso a quelle del tabacco riscaldato) che hanno degli sconti fiscali inspiegabili considerando che il prodotto non è riconosciuto come un prodotto “che fa meno male”. Non si capisce perché ci siano multinazionali che pagano meno a fronte di piccoli imprenditori, commercianti, artigiani e anche le grandi imprese italiane debbano pagare la piena tassazione“.
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